Venezia applaude, si emoziona, tributa lunghissimi applausi a Io, Capitano di Matteo Garrone. Ovazioni e battimani in Sala Grande infiniti, 12 minuti, questa sera per il regista di Gomorra e di Pinocchio, che torna al cinema con una storia fortemente legata alla nostra realta’ contemporanea, quella dei migranti che dall’Africa attraversano il deserto, l’orrore delle torture libiche, il rischioso viaggio nel Mediterraneo per bucare la Fortezza Europa. E piangono in sala i due giovanissimi protagonisti senegalesi, Seydou Sarr, Moussa Fall, attori per caso, mai un passo fuori dal loro paese e Mamadou Kouassi della Costa d’Avorio che 15 anni fa ha fatto il viaggio dal suo paese, con lo stesso travaglio, ora vive a Caserta e ha aiutato Garrone a rendere ancora piu’ vero il film. Ci sono le mamme anche con gli abiti colorati a stringere quei ragazzini e tra gli ospiti applaude convinto Mario Martone. Io, Capitano e’ il film di una giornata segnata anche da Origin di Ava DuVernay, la prima afroamericana in concorso nella storia
della Mostra, con un film tratto dal saggio Caste: The Origin of Our Discontent della scrittrice Premio Pulitzer Isabel Wilkerson, che ha ottenuto un enorme successo in Usa a partire dal 2020, contribuendo a cambiare l’approccio alla discussione sul razzismo.
Io, Capitano sara’ in sala da domani in 203 copie con 01 e
potrebbe essere il candidato italiano alla selezione per l’Oscar
internazionale. “Agli Oscar? Se a Los Angeles mi invitano..”
dice Garrone che ha preparato questo film a lungo, su una
suggestione di molti anni prima quando conobbe nel centro di
accoglienza di Catania un bambino di 15 anni che proprio come
nel film ha guidato senza aver mai condotto prima un barcone con
250 migranti. Si chiama Fofana Amara, vive in Belgio,
rintracciato dal regista ha collaborato e purtroppo per
questioni di permesso di soggiorno non ha potuto stringersi
questa sera a chi e’ riuscito a far rivivere quella sua avventura
drammatica.
“Racconto una storia etica, un’ansia di giustizia, un piano
diverso dalla politica e dalle sue polemiche” si smarca Garrone
che ha scelto di dare nomi e corpo ai migranti che sono ormai
statistica da aggiornare disastro dopo disastro. “Volevo
mostrare tutta la parte del viaggio dei migranti che di solito
non si conosce, non si vede, cambiare l’angolazione, una sorta
di controcampo, puntata dall’Africa verso l’Europa e raccontare
in soggettiva l’esperienza di questi giovani con tutti i vari
stati d’animo, gioia e disperazione” dice all’ANSA Matteo
Garrone.
Seydou e Moussa lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, “un
viaggio epico, un’Odissea contemporanea, che racconto dal loro
punto di vista per cercare di far rivivere allo spettatore
questa esperienza. Per poterlo fare ho avuto bisogno – prosegue
– di un continuo aiuto da parte di chi realmente ha fatto il
viaggio, da chi e’ sopravvissuto, sia in fase di scrittura che di
riprese, per cercare di dare a questo racconto una verita’
necessaria per il rispetto di tutte queste persone e di chi e’
morto nel tragitto”. Si aspetta strumentalizzazioni? “Il tema
che tocco e’ un archetipo, il viaggio verso una terra promessa da
un paese piu’ povero a uno piu’ ricco, e noi siamo italiani lo
sappiamo bene cosa significhi”. Questi due ragazzini,
dignitosamente poveri, che sognano l’Europa per diventare
calciatori famosi o rapper, “sono un simbolo della loro
generazione globalizzata, parte di una migrazione che non e’ solo
quella della fuga dalle guerre e dalle catastrofi climatiche. Il
70% degli africani sono giovani – prosegue all’ANSA – e hanno il
legittimo desiderio di migliorare la loro vita, essere liberi di
circolare cosi’ come io da ragazzo volevo andare in America. E’
un fatto di giustizia: perche’ ai loro coetanei europei e’
permesso andare in vacanza in Senegal in aereo e loro al
contrario devono affrontare un viaggio della speranza senza
sapere se arriveranno vivi? C’e’ un tema di liberta’ , di liberta’
di circolazione e di giustizia e questo va al di la’ della
politica sui migranti in Europa”. Girato tra Casablanca, Dakar e
nel mare davanti Marsala, con la colonna sonora di Andrea Farri,
la sceneggiatura di Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e
Andrea Tagliaferri, Io, Capitano “speriamo sia un modo per farci
comprendere dai nostri coetanei europei – dicono Seydou e
Moussa, e Mamadou – e che si vedano le nostre sofferenza.
L’unico modo per evitarle e’ avere canali di ingresso sicuri,
senza dare piu’ i soldi a Libia e Tunisia che calpestano i
diritti umani”.