La vaccinazione contro l’influenza sembra essere in grado di ridurre del 14% il rischio di
infezione da Sars-CoV-2. Non solo, nel caso in cui avvenga il
contagio, si avra’ una riduzione dei sintomi e dell’infiammazione
generale e un recupero piu’ rapido, in altri termini un Covid
meno grave. Sugli effetti dell’antinfluenzale avevano cominciato
a lavorare lo scorso inverno gia’ alcuni ricercatori, oggi la
conferma con l’esito di studi osservazionali che hanno coinvolto
Italia, Spagna, Israele e Stati Uniti. I risultati sono stati
pubblicati su Vaccines e annunciati al congresso nazionale della
Societa’ italiana di gerontologia e geriatria (Sigg).
“Questo risultato probabilmente e’ dovuto alla cosiddetta
trained immunity, il fenomeno per cui dopo una vaccinazione di
qualsiasi tipo c’e’ un incremento e un’accelerazione della
risposta immunitaria in caso di contatto con un altro agente
patogeno. L’antinfluenzale insomma ‘allena’ il sistema
immunitario e in caso di contatto con il coronavirus puo’ ridurre
le possibilita’ di positivita’ da Covid grazie alla maggiore
azione antivirale”, ha spiegato il presidente della Sigg
Francesco Landi.
Per i geriatri insomma, l’esito della metanalisi rafforza la
raccomandazione della circolare del Ministero della Salute di
aderire con fiducia alla somministrazione dei due vaccini
offerti gratuitamente dal Ssn.
“La vaccinazione antinfluenzale lo scorso anno ha registrato
un incremento dell’11% dei vaccinati e speriamo che lo stesso
accada quest’anno, per raggiungere l’obiettivo del 75% di
copertura negli over 65 e ridurre l’impatto dell’influenza”, ha
detto Stefania Maggi, dell’Istituto di Neuroscienze del CNR
Sezione di Padova. “Ogni anno l’influenza colpisce dal 40 al 50%
dei soggetti a rischio, fra cui gli anziani, e in media e’
responsabile di 8000 decessi – ha ricordato – virus aumenta di
10 volte il rischio di infarto, di 8 volte quello di polmonite.
Oltre il 60% dei ricoveri per influenza si concentra fra gli
over 65, con costi che sono doppi rispetto alle altre classi di
eta’ . La co-somministrazione del vaccino antinfluenzale con la
terza dose di anti-Covid e’ possibile ed e’ un ottimo scudo anche
e soprattutto per gli anziani fragili”.
Gli esperti ritengono inoltre che anche altri due vaccini
siano fondamentali negli over 65, l’anti-pneumococcica e
l’anti-Herpes Zoster: lo pneumococco e’ la causa piu’ comune di
polmonite fra gli anziani ed e’ letale nel 20-40% dei casi;
l’Herpes Zoster o Fuoco di Sant’Antonio e’ causato dalla
riattivazione del virus della varicella frequente soprattutto
dai 50 anni in poi ed e’ responsabile in un caso su 5 di una
dolorosissima nevralgia post-erpetica.
“Le coperture per questi due vaccini sono ancora inferiori
all’antinfluenzale, invece si tratta di vaccini sicuri e
preziosi per la salute degli over 65 che si possono fare tutto
l’anno per essere protetti per sempre”, ha concluso Landi, “le
vaccinazioni sono un preziosissimo strumento di salute per gli
anziani, per continuare ad avere una vita attiva e per
scongiurare ricoveri, disabilita’ , mortalita’ : la necessaria terza
dose di anti-Covid puo’ essere un’ottima occasione per pensare
anche agli altri scudi che possiamo sollevare per proteggere i
piu’ fragili”.