Nel 2025, tra soli sei anni, curarsi in ospedale sarà ancora più difficile. Tra medici di emergenza, pediatri, internisti, ortopedici, psichiatri, mancheranno all’appello 16.500 specialisti. A lanciare l’allarme è uno studio del sindacato della dirigenza medica e sanitaria Anaao Assomed che parla di “vera emergenza nazionale, a cui vanno posti correttivi rapidi per evitare il collasso del sistema stesso”.
Entro il 2025 usciranno dal Servizio sanitario nazionale 52.000 camici bianchi. Gli effetti dell’esodo vanno sommati agli ingressi insufficienti e alla scelta del privato per il 25% dei nuovi specialisti. “La fuoriuscita legata al pensionamento di personale medico si prospetta in netto peggioramento nei prossimi anni per il superamento dello scalone previdenziale introdotto dalla riforma Fornero – scrive il sindacato – e rischia un’ulteriore accelerazione per la quota 100”. A questo va aggiunto, spiega Anaao, che si laureeranno circa 10.000 medici ogni anno, ma il numero di contratti di formazione post-laurea, che solo nel 2018 è arrivato a 7.000, è da tempo insufficiente a coprire la richiesta di specialisti e di percorsi formativi rispetto al numero di laureati. Si è determinato insomma un imbuto formativo, che nel tempo ha ingabbiato in un limbo circa 10.000 giovani medici, che aumenteranno nei prossimi 5 anni fino ad oltre 20.000 se non ci sarà un forte incremento dei contratti di formazione. Il sindacato della dirigenza medica e sanitaria definisce la Legge di bilancio 2019 ‘deludente’: “Soprattutto manca una decisa svolta nelle politiche per le assunzioni che superi il blocco introdotto con la Finanziaria 2006. Anche l’incremento previsto del numero dei contratti di formazione, circa 900 a partire dal 2019, è largamente insufficiente per ridurre il deficit di specialisti”. Dallo studio emerge che attualmente nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali, dall’organico mancano 10 mila camici bianchi. Non solo per il mancato turnover, ma anche per le gravidanze e le malattie prolungate mai sostituite. Per i medici insomma “è necessario non solo sbloccare il turnover, ma incrementare anche il finanziamento per le assunzione ed attivare i diversi miliardi di risparmi effettuati dalle Regioni nell’ultimo decennio”. Non solo: “Per quanto riguarda la formazione post laurea, oltre ad incrementare ad almeno 9500-10.000 i contratti annuali, è arrivato il momento di una riforma globale passando ad un contratto di
formazione-lavoro da svolgere fin dal primo anno in una rete di ospedali. L’attuale sistema formativo, nella parte post laurea se confrontato con quello degli altri Paesi europei appare obsoleto ed espressione di un arroccamento dell’Università che pur di non perdere l’egemonia, è disposta a barattare la qualità formativa e la performance dell’intera programmazione di medici specialisti”.