A cura di Valerio Giuseppe Mandile:

Dedicate a San Giuseppe, le migliori sono salutari, perché sane e genuine, a base dei prodotti territoriali campani: fanno bene a chi le gusta e promuovono il bene attraverso la scelta solidale del giovane e valente pasticciere nolano nell’iniziativa charity di #InsiemeperilTerritorio, firmata dalla giornalista enogastronomica Teresa Lucianelli a favore dell’infanzia dimentica e degli “ultimi”. Squisite varianti all’immancabile versione tradizionale: tutte da mangiare in allegria per celebrare la ricorrenza dedicata al Santo e a tutti i Papà, in attesa della Primavera imminente della quale annunciano sapori e profumi

La primavera è nell’aria con i suoi profumi, le sue tradizioni e le importanti ricorrenze, come la Festa di San Giuseppe, tra le più sentite, che annuncia il risvegliarsi della natura. Venerdì prossimo, 19 marzo, in nome di un’usanza radicata tra le più amate dal popolo dei golosi, non potranno mancare nelle nostre case le deliziose zeppole di San Giuseppe, dolci tipici e golosi, meravigliosamente unici e meridionali, legati all’importante Festa del Santo – al quale è anche dedicato dalla Chiesa questo 2021 – e dal 1968 anche simbolo della Festa del Papà allora istituita.
La Zeppola di San Giuseppe giunge dall’antichità tuttora puntuale sulle nostre tavole, nel santo giorno che onora il padre di Gesù e marito di Maria, nelle sue migliori espressioni, grazie all’arte di valenti pasticcieri e volenterose massaie che lo preparano con rinnovata passione e secondo ricette spesso tramandate di generazione in generazione e di famiglia in famiglia, al pari della pastiera, dei roccocò, degli struffoli, del babà e della sfogliatella, pilastri della Pasticceria Napoletana, di cui ogni cittadino partenopeo e campano che si rispetti, custodisce la ricetta dei propri avi e ne va orgoglioso, anche se l’elaborata ricetta spinge sempre più consumatori ad affidarsi a pasticcieri di comprovata fama che possano garantire il massimo piacere che soltanto un dolce sopraffino e soprattutto digeribile può dare.

LA CLASSICA E LE MIGLIORI ALTERNATIVE

Quest’anno, la caratteristica zeppola di San Giuseppe si presenta nella magnificenza di una gamma di squisite varianti altrettanto golose, tutte made in Campania, che la rendono più stuzzicante per i consumatori alla ricerca di nuovi stimoli gustativi e olfattivi.
In particolare, dalla città di Nola, che vanta un territorio che continua a dare da secoli i natali ad eccellenti maestri dell’arte dolciaria, giungono tre proposte alternative di tutto rispetto, firmate da Raffaele Caldarelli Pasticciere, che vanno ad affiancare la squisita creazione caratteristica, frutto di una ricetta ultrasecolare e dalle origini addirittura millenarie e sostengono la mission solidale targata #InsiemeperilTerritorio.
Tre le irresistibili varianti, ricche di altrettante squisite creme, particolarmente ghiotte e apprezzate: Chantilly e fragoline, pistacchio, cioccolato. Affiancano la caratteristica zeppola di San Giuseppe ripiena e sormontata da golosa crema pasticciera profumata alla vaniglia e limone, che rimane un must imbattibile, gradito a ogni palato e internazionalmente richiesto.
La base comune è ovviamente in soffice pasta bignè che sprigiona al palato note armoniose di uova fresche e burro finissimo. Tutte sono completate, come vuole la tradizione, da amarene sciroppate. Una spolverata d’impalpabile zucchero a velo completa questi irrinunciabili capolavori dolciari.

LA MISSION CHARITY DI #INSIEMEPERILTERRITORIO

Tra le colonne della grande Squadra solidale di #InsiemeperilTerritorio, rassegna itinerante di eventi d’eccellenza fondata dalla giornalista enogastronomica Teresa Lucianelli, si prodiga da tempo a favore degli “ultimi”.
Ora, per la Festa di San Giuseppe, grazie al suo sostegno, le sue squisite zeppole saranno donate ai piccoli orfani, senza tetto e vittime di gravi problematiche, alle famiglie indigenti e ai clochard nel Progetto AbitiAmo – italiani e stranieri – della Campania, assistiti dai volontari della Parrocchia di San Gennaro al Vomero, guidata da Padre Massimo Ghezzi.
La distribuzione benefica rientra nell’ambito dell’iniziativa charity promossa con puntualità anche quest’anno da #InsiemeperilTerritorio, anche in assenza del consueto evento attualmente vietato dalle normative anticovid.
Proseguirà con le donazioni per la Santa Pasqua, che partiranno a breve, per le quali è mobilitata tutta la Squadra di chef, produttori, artisti, professionisti della salute e del Benessere e dell’informazione, coordinata dalla giornalista partenopea.
Il generoso pasticciere nolano ha anticipato che sosterrà pure l’iniziativa pasquale, assicurando le sue magnifiche colombe per la Mensa solidale gestita dalla stessa parrocchia.
La crisi che influisce purtroppo incisivamente anche sul suo settore, non ha condizionato Raffaele nella sua scelta di promuovere il bene e, anche in questo periodo difficile, farà comunque dono delle sue prelibatezze ai più bisognosi.
Tra le donazioni che verranno consegnate alla Mensa solidale, le sue nuove specialità, ripiene e completate con deliziose creme, oltre alle irrinunciabili tradizionali.

SQUISITA E SANA: ECCO LA VERA ZEPPOLA

Le zeppola di San Giuseppe rappresenta una specialità della tradizione campana alla quale è alquanto difficile resistere.
Il talentuoso pasticciere Raffale Caldarelli, nonostante la sua giovane età, da svariati anni guida con passione innata la produzione artigianale di questa irresistibile prelibatezza.
Giovane, ma di grandi ed indiscusse capacità, il plurinsignito Raffaele è esperto nelle produzioni di alta qualità, caratterizzate dall’uso d’ingredienti genuini provenienti dal feritile territorio campano.
“Il segreto di una squisita zeppola consiste nell’utilizzare per la sua preparazione ingredienti naturali, che garantiscano gusti e sapori veri bandendo insaporitori, stabilizzanti, conservanti industriali. Personalmente preferisco prodotti campani di eccellenza. Originariamente fritta, la vera zeppola di San Giuseppe è un guscio di delicata pasta bignè dal gusto neutro, arricchito dalla doppia e farcitura in crema: ovvero all’interno e all’esterno. La tradizionale con crema pasticcera, tra le massime espressioni della pasticceria campana, è la più apprezzata in tutta Italia. Ad essa, affianchiamo delle apprezzate varianti, all’insegna dei nostri migliori sapori, apprezzati in tutti in mondo”.
Nel rispetto delle limitazioni imposte nella zona rossa, rimane attivo il servizio di consegna a domicilio, per ricevere le specialità firmate da Raffaele Caldarelli Pasticciere, con puntualità e in modo sicuro, a casa propria, senza rinunciare alla garanzia di un prodotto di certificata qualità, massima freschezza e assoluta genuinità, nel rispetto del migliore gusto e della salute, bene di primaria importanza che va tutelato soprattutto attraverso una sana alimentazione.

TRA STORIA E LEGGENDA

La nascita di questo dolce, secondo la leggenda più accreditata, di matrice cristiana, risalirebbe alla fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Per provvedere a Maria e Gesù, e “arrotondare” i magri guadagni derivanti dal mestiere di falegname, San Giuseppe si sarebbe impegnato a fare il friggitore e venditore ambulante di frittelle.
Un’altra leggenda, invece indica le quali discendenti delle antiche frittelle romane, reinterpretate in chiave partenopea. Durante le celebrazioni delle Liberalia, organizzate il 17 marzo, in onore delle divinità del vino e del grano, a Roma si bevevano litri di vino e ambrosia accompagnati da frittelle di frumento, fritte nello strutto. Queste celebrazioni furono vietate dall’Imperatore Teodosio II, che proibì qualsiasi culto pagano, ma sarebbero state assimilate dal cattolicesimo che fissò, due giorni più tardi, la festa di San Giuseppe,
Per devozione al Santo, a Napoli si è sviluppata anticamente la figura dello “zeppolaro di strada”, mestiere esistito fino a tempi recenti, nei vicoli del centro storico, dove accanto ai loro banchetti posti davanti alle botteghe, gli zeppolari vendevano le loro prelibatezze “calde calde” appena fritte, nell’olio o nello strutto.
La particolare forma viene attribuita principalmente alle monache di San Basilio del Monastero di San Gregorio Armeno e risalirebbe al 1700. Altre ipotesi, indicano le suore dello Splendore e della Croce di Lucca o importanti pasticcieri partenopei dell’epoca.
Per quanto riguarda invece il termine, l’origine appare controversa. Probabilmente di origine latina: da serpula(m), per la forma di serpente attorcigliato su se stesso; o da cymbala(m), imbarcazione fluviale dal fondo piatto e con l’estremità arrotondata, a ciambella; o da saeptula (saepio, cingere) genericamente oggetto di forma rotonda; ancora, dal napoletano zeppa, in latino cippus, piccolo fermo di legno che si utilizza per correggere i difetti nei mobili su misura, che somiglia per le ridotte misure alla quantità di pasta lievitata che, nell’olio bollente, si gonfia e cresce in cottura; oppure dal nome di Zi’ Paolo, napoletano, inventore della zeppola da strada, tra i migliori friggitorori, un tempo numerosi in città.
Goethe, in visita nel capoluogo partenopeo alla fine del 1700, di questi artigiani del cibo dice: “Oggi era anche la festa di San Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli cioè venditori di pasta fritta… Sulle soglie delle case, grandi padelle erano poste sui focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva ciambelle che gettava nell’olio bollente; un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un piccolo spiedo, le ciambelle che man mano erano cotte e, con un altro spiedo, le passava a un quarto garzone che le offriva ai passanti… ”

La ricetta più datata giunta a noi, è del 1837, quindi relativamente recente. Ma le zeppole, come abbiamo visto, hanno natali antichissimi legati a tradizioni consolidate e millenarie, che il popolo della Campania ama ricordare e rispettare.