E’ da oggi disponibile in Italia un nuovo farmaco per il trattamento della psoriasi nella forma ‘da moderata a grave’, con un’azione più rapida all’inizio della terapia, oltre che più consistente e duratura rispetto agli altri farmaci finora attivi. E’ guselkumab, primo trattamento biologico inibitore dell’Interleukina 23 (IL-23), sorta di
‘interruttore generale dell’infiammazione’.
E la psoriasi è proprio una malattia infiammatoria, oltre che cronica, recidivante, invalidante con un grave impatto sulla qualità della vita. Ne soffrono 125 milioni di persone nel mondo e si stima che siano almeno un milione in Italia. “L’IL-23 – spiega Antonio Costanzo, responsabile della Dermatologia all’Istituto Humanitas di Milano – è una proteina del sistema immunitario, stimolatrice della produzione di altre interleukine”, come la IL-17, responsabile più diretta delle placche psorisiache. Guselkumab quindi, inibendo IL-23, inibisce a cascata altri regolatori dell’ infiammazione. Il farmaco ha dimostrato già dopo 2 mesi di trattamento un miglioramento pari o maggiore del 90% nel 40% dei pazienti; dopo 4 mesi la stessa percentuale di miglioramento ha raggiunto il 73,3% dei pazienti, mentre un miglioramento pari o maggiore al 75% ha raggiunto il 91,2% dei pazienti. Miglioramento che viene misurato con l’indice PASI che combina l’estensione delle lesioni (in base alla percentuale di superficie corporea interessata) e la loro gravità con altri segni clinici. “Queste elevate percentuali di risposta clinica – sottolinea Costanzo – si sono mantenute anche dopo tre anni nell’82,8% dei pazienti. Ma si è visto che anche interrompendo la cura la sua
efficacia si mantiene a lungo: la psoriasi torna, ma molto lentamente: ci sono pazienti che hanno una recidiva tra la 24/a e la 48/a settimana, ma il 36% non ha un ritorno delle placche anche a un anno dalla sospensione della terapia. Per questo si pensa che in alcune persone il farmaco possa riuscire a modificare la malattia e si possa sperare un domani di parlare di guarigione”. Viene somministrato con iniezione sottocute all’ inizio della cura, seconda iniezione dopo 4 settimane e poi con una iniezione ogni due mesi come terapia di mantenimento.
L’AIFA autorizza la prescrizione di Guselkumab – precisa Costanzo – per pazienti con forma ‘da moderata a grave’ (40% del totale) sopra PASI-12 (12% della superficie corporea) ma considerando anche alcune ‘localizzazioni severe’, come nei genitali. Solo lo specialista può prescriverlo in base, appunto, ai criteri stabiliti dall’AIFA.