Nel mirino Nicola Rosselli del gruppo ristoratori e pizzaioli, ma anche un fabbro e i Pranzi e cene e buste con una ditta di trasporti, con sede soldi, fino a 15mila euro. tra Aversa, Lusciano e Parete. Sono stati arrestati con queste a  accuse sette presunti esponenti dei clan Bidognetti e Schiavone, catturati ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Aversa. Tra gli indagati c’è anche un ragazzo minorenne all’epoca dei fatti. Le richieste di pizzo risalgono tutte al periodo precedente le festività Scacco agli esattori del clan, 7 in manette Titolari di ristoranti, autosaloni e un fabbro fra le vittime – Patto fra il clan Schiavone e Bidognetti per il pizzo In caserma dai carabinieri hanno confermato le accuse Un minorenne era al servizio dei «guaglioni» della Nicola Rosselli Hanno preteso pranzi e cene, ma sono arrivati anche a chiedere quindicimila euro (per poi ridimensionarsi) per pizzo gli otto presunti estorsori arrestati ieri dai militari del nucleo investigativo del gruppo carabinieri di Aversa, con i carabinieri della locale stazione, coordinati dal colonnello Donato D’Amato. In carcere, per i reati di estorsione e tentata estorsione continuata in concorso, aggravati dall’aver agito con metodo mafioso, sono finiti Giacomo D’Aniello di Lusciano, 59 anni; Giuseppe Tessitore conosciuto come «Peppe Capastorta» di Aversa, 41 anni; Gaetano Buonpane di Frignano, 70 anni; autista e factotum Raffaele Cantone di Lusciano, 31 anni; Francesco Parola di San Cipriano, 30 anni; Carlo De Simone di Aversa, 52 anni; Bruno Improta di Lusciano, 57 anni, oltre a O.E., classe 2000, quindi oggi 19enne, ancora minorenne all’epoca in cui risalgono i fatti. Per la Procura, chiedevano il «pizzo» per il clan Bidognetti e Schiavone. Le misure sono state emesse dal giudice del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura Antimafia, nei confronti di sette persone e dal Tribunale dei Minori di Napoli, a carico di un ottavo presunto estorsore, organico al gruppo criminale e minorenne all’epoca dei fatti. Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che di pedinamenti, permettendo ai militari, coordinati dalla Dda di Napoli e, con riferimento alla posizione del minore, dalla Procura dei Minori della città partenopea, di individuare e documentare le attività criminali del clan. Un risultato raggiunto anche grazie alla collaborazione di molte vittime. Alcuni di essi, si presentavamo, nel periodo anteriore alle festività natalizie dello scorso anno, al cospetto di imprenditori, in special modo ristoratori e pizzaioli e un fabbro, ma anche un fabbro e un titolare di una ditta di trasporti, con sede tra Aversa, Lusciano e Parete, cercando di mettere a segno estorsioni, riuscendovi in alcuni casi, avvalendosi della forza d’intimidazione delle diverse fazioni del clan dei Casalesi, ma, soprattutto, facendo ricorso al nome di «î’ mister», ossia a Giacomino D’Aniello che, a detta degli estorsori, li avrebbe inviati a chiedere il denaro per assicurare il buon Natale ai carcerati e alle loro famiglie e lo stipendio ai «guagliuni». Proprio quest’ultimo, insieme a Giacomo Buonpane, infatti, una volta usciti dal carcere erano diventati punti di riferimento per pesci piccoli e nuove leve che non solo li ossequiavano ma potrebbero anche aver consegnato loro parte del ricavato dell’attività estorsiva. Una decina i casi accertati andati a buon fine. In almeno due o tré casi si sono presentati in alcuni locali ed avrebbero preteso di pranzare o cenare gratis, senza pagare il conto, in altri casi soldi, ma la richiesta iniziale di quindicimila euro si è sempre ridimensionata. I carabinieri avevano la banda sotto controllo e hanno cosi convocato le vittime che, di fatto, attraverso dichiarazioni spontanee, confermavano i fatti e sentendo vicino i militari trovavano la forza d
i non cedere alle richieste estorsive. Dopo le formalità di rito, per i sette maggiorenni si sono aperte le porte delle casa circondariale di Secondigliano mentre l’arrestato minorenne all’epoca dei fatti contestati è stato associato al centro di prima accoglienza per minori Colli Aminei di Napoli.