A evidenziarlo e’ uno studio del Texas A&M University Health Science Center, pubblicato su Genetics. I ricercatori hanno utilizzato quattro diversi gruppi di modelli animali per esaminare come cinque diete influissero sulla salute per un periodo di sei mesi. Le differenze genetiche all’interno di ciascun gruppo erano quasi inesistenti, mentre la differenza genetica tra due gruppi qualsiasi era piu’ o meno quella tra due persone non imparentate. Le diete scelte erano di tipo americano (piu’ ricca di grassi e carboidrati raffinati, in particolare di mais), quella mediterranea (con grano ed estratto di vino rosso), giapponese (con riso ed estratto di te’ verde) e chetogenica, o del tipo Atkins (ricca di grassi e proteine, con pochissimi carboidrati). La quinta dieta, assegnata a un gruppo di controllo, prevedeva invece il consumo di cibo commerciale standard. Dai risultati e’ emerso che sebbene alcune cosiddette diete sane funzionino bene per la maggior parte degli individui, vi sono comunque notevoli differenze. Nel complesso la dieta di tipo americano ha dimostrato di portare obesita’ e problemi metabolici negli animali, ma ad esempio un gruppo ha avuto  problemi con quella giapponese. La dieta Atkins ha mostrato di funzionare in due tipi genetici esaminati, mentre non ha sortito gli stessi effetti negli altri due. “Il mio obiettivo in questo studio era trovare la dieta ottimale – evidenzia William Barrington, autore principale dello studio – ma in realta’ quello che stiamo scoprendo e’ che dipende molto dalla genetica dell’individuo, e non esiste una sola dieta che sia la migliore per tutti”.