A cura di Teresa Lucianelli:

Ripartenza all’insegna del gusto e dell’allegria per “Signora Bettola”, osteria napoletana che punta sulla tradizione e la “cucina di casa” tipica: invitante, saporita, genuina, tutta da godere.
Per “superare l’idea del coprifuoco in allegria”, un incontro conviviale “primo di una lunga serie”.
Diego Borrelli, Carmine e Mena Di Lorenzo, di amici titolari, hanno festeggiato nella sede di Vico Satriano, il ritorno “alla normalità” grazie alla zona bianca per la Regione Campania, nel corso di un riuscito evento serale, Napoli Food White, dedicato ai professionisti del giornalismo enogastronomico, al quale hanno partecipato anche operatori della comunicazione.
Tra gli ospiti, una qualificata rappresentanza di artisti dello spettacolo: Francesca Cioffi, Cosimo Alberti, Enzo Fischetti, il cast della sit-com Casa Bettola – Federica Apicella e Giusy Freccia – Nicoletta D’Addio e Vincenzo De Onestis.

A due passi da Piazza Vittoria e dalla Villa Comunale, tra via Carlo Poerio e la Riviera di Chiaia, Signora Bettola si presenta col suo aspetto familiare e pittoresco da “vico del centro storico”: i panni stesi da una parete all’altra – inclusa l’immancabile maglia di Maradona, idolo di Diego, uno dei tre titolari, che ne porta con orgoglio il nome – le pentole, le tammorre, i ritratti evocativi. Nell’ultima sala, il gioiello di casa: un’ originale mangiatoia del 1600. Giusto accanto, un Presepe napoletano perenne, simbolo della famiglia – con i suoi affetti e le relazioni interpersonali extra-familiari e di quartiere – e della profonda religiosità vissuta in maniera sanguigna e anche plateale (per nulla comune) dagli abitanti di Partenope e dintorni.

In carta, pietanze tipiche di mare e di terra, rappresentative dei sapori e dei profumi di Napoli, con un’ampia e appetitosa scelta, in grado di soddisfare davvero ogni palato, con gustosità e fantasia e, ancora prima di stimolare intensi desideri mangerecci nella mente dell’avventore, pure del più inappetente, rendendolo gaudente nello spirito, oltre che nel corpo.

Tappa consigliata per gustare le specialità più conosciute, e i piatti dimenticati, appartenenti a un passato che merita di essere riscoperto, nelle sue nobili ed opulente declinazioni, come in quelle popolari e povere. Così pure, le preparazioni originarie, modificate nel tempo per adattarsi ai mutamenti di gusto che hanno determinato cambiamenti anche notevoli, e imposto una Cucina sempre più leggera, rispetto ad un passato in cui trionfava – in particolare sulle tavole dei ricchi – l’abbondanza delle sugosità e dei condimenti, e una scelta mirata orientata su materie prime succulente, oggi sostituita da quelle magre.
Ad esempio, la preparazione del ragù – mito tutto napoletano – è un autentico rito, che può richiedere anche 48 ore di lentissima cottura e ingredienti dal sapore robusto e a tutto tondo, come ricordano con enfasi i titolari, e Diego Borrelli in particolare, “portavoce” dei tre. Da saggiare, dunque, il ragù di Signora Bettola, decantato appunto da Diego, intenso e prorompente, per un piacere pieno, assoluto, energizzante.
D’altronde, il ragù è un inno alla vita, intonato attraverso il gusto sovrano, costituisce uno degli aspetti più goderecci ed entusiasmanti dell’esistenza di un autentico napoletano. Protagonista di festose occasioni conviviali di riuscita certa, proprio come quella di Napoli Food White, in cui il prezioso sugo super ristretto, dal colore bruno e dal profumo irresistibile, paragonabile a una potente droga dagli effetti benefici, ha vestito degli irresistibili “paccheri” che hanno inebriato i sensi dei commensali.

“Tutti i nostri piatti hanno in comune un unico ingrediente: l’amore per la cucina e il mangiare bene – amano sottolineare Diego, Carmine e Mena – Nell’ampia sala di 100 coperti, realizziamo pranzi e cene di lavoro, come per comitive di turisti che ricorderanno per sempre la nostra terra e i suoi inconfondibili sapori”.

Ad accogliere gli ospiti del Napoli Food White, su lista selezionata nominale, accanto ai tre patron, una “popolana verace”. Insieme hanno presentato il locale, operativo da quattro anni con l’attuale gestione, e la sua storia datata secoli, poi il menu curato dallo chef Renato Grassi.
Servizio ai tavoli, nel pieno rispetto delle normative covid, efficientemente realizzato dal personale di sala.
Dal buffet allestito accanto alla mangiatoia seicentesca, sono stati serviti ai commensali, in seduta: bocconcini di cervellatine con melanzane a funghetto, polpette al sugo con friarielli, parmigiana di melanzane, bocconcini di mozzarella con vellutata di basilico e pomodori; le fritture: tocchettini di baccalà, crocchè di patate, polpette su letto di peperoncini verdi, frittatina di maccheroni.
L’arrivo della “posteggia napoletana” del Maestro Francesco Cimmino, con brani classici e tammurriate, ha appena anticipato con indovinata verve l’uscita dei primi piatti, ispirati alla tradizione, anche con gradevoli proposte terra/mare: pasta e patate con provola; ziti spezzati alla genovese; ceci e cozze; pacchero al ragù con ciuffo di ricotta; gnocchetti con fiori di zucca, vongole e lupini.
A concludere, il tiramisù della casa, con caffè alla napoletana dall’aroma intenso.

Oltre al locale di Chiaia, quello di Via Medina, pure pizzeria, aperto nel 2019, dove è possibile gustare non soltanto tutti i piatti di terra e di mare, nel menu classico, ma in aggiunta la tipica pizza napoletana.