Con una chat indichiamo i luoghi da evitare, l’appuntamento è alla stazione del metrò di Salvator Rosa, quella celebrata in tutto il mondo come un’opera d’arte contemporanea. Mentre il ‘Volo di lcaro’ di Salvatore Rotella guarda dall’alto in basso, cercando di sfuggire ai tormenti di Napoli, il sole di inizio novembre va a dormire presto e lascia il posto a ombre gelide che mettono i brividi. Chiara Narciso, una delle mamme delle ronde di Salvator Rosa, aspetta che suo figlio tredicenne esca con gli altri ragazzini per salire sulla collinetta del Vomero. Un chilometro e cento metri fino a piazza Medaglie d’oro, quindici minuti con il gruppetto di minorenni che s’inerpica veloce lungo via Batti- stello Caracciolo per recuperare i ‘compagnucci’ in piazza Canneto e da qui di corsa lungo via Gonfalone e via Orsi. «All’andata è un percorso standard – spiega mamma Chiara – i problemi si manifestano al ritorno, quando si fa buio e i nostri figli sciamano verso casa, talvolta punti poco illuminati come via della Cerra o la salita Cacciottoli. È lì che scattano gli agguati, le rapine e le aggressioni». Imboscate a ripetizione, due al giorno, tutte ai danni di giovanissimi liceali che ci rimettono l’orologio, il telefonino o i pochi euro che hanno in tasca. Qualcuno, come un diciassettenne del Vomero, rimedia anche una coltellata, per fortuna solo alla spalla. «I criminali vengono a fare la spesa qui, bersagliando i nostri ragazzi come se stessero facendo la spesa al supermercato». Rapinatori, tossici e pusher, l’inquieto bestiario che presidia la collinetta del Vomero come diavolo tentatore: vengono dai quartieri a est di Napoli, qui c’è un buon mercato di spaccio tra i giovanissimi e molta possibilità di mimetizzarsi dopo un colpo tra le gallerie commerciali e i baretti. È cosi che nasce l’idea di radunare un plotoncino di mamme volitive che fanno la ronda. I primi incontri a settembre, poi un legame sempre più intenso.