il Cardarelli di Napoli, è al secondo posto in Italia per numero di pazienti con stroke trattati in acuto. A descrivere la situazione sono i dati del servizio di epidemiologia, che certificano un ruolo di primissimo piano per l’Azienda Ospedaliera più grande del Mezzogiorno d’Italia. «Ogni anno accogliamo circa 1.000 pazienti con Ictus – spiega il dottor Vincenzo Andreone, direttore U.O.C. di Neurologia del Cardarelli -. Di questi, 300 mostrano emorragie cerebrali e altri 700 sono invece colpiti da ictus ischemico. Circa la metà dei pazienti con ictus ischemico vengono trattati con tecniche di rivascolarizzazione acuta, la metà dei quali mediante trombolisi endovenosa. Per l’altro 50% è invece necessario un intervento combinato di trombolisi endovenosa e trombectomia meccanica con l’aiuto della neuroradiologia interventistica diretta dal dottor Mario Muto». Ed è potorio il dottor Muto a ricordare che «in un campo così specialistico è essenziale puntare con decisione sulla formazione di nuove leve. Bisogna investire con decisione sui giovani – dice – per garantire adeguata assistenza su tutto il territorio».

L’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale Antonio Cardarelli è tra gli ospedali più attivi in Italia per la diagnosi e cura dell’ictus. All’interno dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia, è presente infatti la Stroke Unit (Unità Ictus): una struttura sub-intensiva, composta da personale medico e paramedico specializzato, che accoglie pazienti colpiti da ictus ischemico ed emorragia cerebrale. Il ricovero in Stroke Unit riduce in maniera significativa la mortalità e dipendenza da ictus, sia che si tratti di forme ischemiche o emorragiche, sia che si tratti di pazienti giovani o anziani, più gravi o meno gravi. L’attenzione ai dettagli terapeutici e alla prevenzione delle complicanze della fase acuta (allettamento, polmoniti, embolia polmonare, lesioni da decubito), unitamente alla riabilitazione precoce, sono le armi attraverso cui si concretizza il vantaggio del ricovero in Stroke Unit, rispetto ad ogni altro reparto medico.

Le terapie di fase acuta, nell’ictus ischemico, sono mirate a disostruire l’arteria cerebrale occlusa. Un risultato che si può ottenere attraverso l’infusione endovenosa di un farmaco trombolitico (trombolisi endovenosa) eventualmente utilizzando anche una tecnica di rivascolarizzazione endovascolare (trombectomia meccanica) attraverso l’utilizzo di stent o sistemi di aspirazione del coagulo. La tempestività nel trattamento è divenuto un obiettivo irrinunciabile nella lotta all’ictus: l’obiettivo è infatti quello di trattare i pazienti entro 30 minuti dall’ingresso in Pronto Soccorso e, grazie ad una costante attenzione e revisione dei percorsi intra-ospedalieri, al Cardarelli di Napoli si riesce ad intervenire anche a 12 minuti dall’ingresso del paziente. Tempistiche che fanno dell’Azienda Ospedaliera partenopea uno dei 15 ospedali più rapidi in Italia nel trattamento dell’ictus ischemico. Questo consente a più della metà dei pazienti di tornare a vivere la propria vita. Tutto ciò che è possibile nel trattamento acuto dell’ictus ischemico, non è invece ad oggi possibile per l’emorragia cerebrale, la cui incidenza sta aumentando e che ha gravi conseguenze sulla vita dei pazienti, con una mortalità del 50%. Per le forme emorragiche è fondamentale attuare prevenzione attenta nella vita quotidiana, conoscendo i fattori di rischio e mantenendo uno stile di vita adeguato.

A cura di Mario Orlando