I piu’ piccoli non hanno dubbi: “Da noi non esiste assembramento, non permettere le visite nel
weekend e’ un paradosso”. E anche i centri del contemporaneo
chiedono al governo di aprire ad altri criteri di valutazione
oltre all’indice di contagio. A poche ore dalla riapertura di
tanti musei italiani, sembra gia’ andare stretta la direttiva del
governo che limita le visite ai giorni feriali. O quantomeno c’e’
dibattito. Perche’ se la linea della apertura totale e’ fortemente
condivisa dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt e dalla
presidente del Maxxi Giovanna Melandri come dal direttore del
museo nazionale etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo, c’e’
anche chi non ci sta, come Gabriel Zuchtriegel, direttore del
parco archeologico di Paestum e Francesco Sirano che guida il
Parco archeologico di Ercolano. “A Paestum siamo stati tra i
primi a riaprire, ma non sono in grado di giudicare una
decisione presa dal governo in un’ottica piu’ ampia – risponde
all’ANSA Zuchtriegel – ci rimettiamo a chi ha la responsabilita’
della salute pubblica”. Il ragionamento di Sirano non e’ diverso:
“Queste decisioni di opportunita’ le prende il ministro
coordinandosi con il comitato scientifico”, risponde a sua volta
convinto che in questo momento ci sia bisogno “di ordine, unita’
di intenti e fiducia in chi prende le decisioni di interesse
generale”. “Tutti speriamo di tornare presto alla normalita’ . Ma
non dimentichiamo il motivo per cui siamo chiusi”.
Tant’e’ , l’associazione nazionale dei piccoli musei non la vede
cosi’ . Il motivo e’ in parte economico, perche’ il rischio di non
riuscire a coprire le spese di gestione, spiega Mario Cresci,
coordinatore della segreteria nazionale dell’associazione, e’
reale se si esclude la possibilita’ delle visite nel weekend. Ma
i soldi non sono tutto, quello che sarebbe servito secondo
Cresci, e’ una maggiore attenzione alle differenze che connotano
le tante strutture sparse sul territorio: “Siamo luoghi di
socialita’ e di accoglienza”. Sul tasto della differenza batte
anche Lorenzo Giusti, direttore della Gamec di Bergamo e
presidente di Amaci, la rete che raccoglie 24 tra i piu’
importanti musei di arte contemporanea italiani. “La nostra e’
una realta’ complessa – premette- una rete che unisce istituzioni
molto diverse tra loro. E per alcuni riaprire cosi’ , per giunta
non potendo contare sugli introiti del fine settimana, e’
impossibile”. Anche per questo gia’ qualche giorno fa Amaci ha
scritto al capo del governo e al ministro della cultura
Franceschini.
“Per carita’ nessun intento polemico – ribadisce Giusti – io
dirigo un museo di Bergamo, so bene quanto sia stato difficile e
quanto sia complicato intervenire”. L’obiettivo e’ piuttosto
essere ascoltati e coinvolti nella valutazione sulle riaperture
di questi luoghi, tenendo conto della densita’ di popolazione e
della media annuale dei visitatori: “Vorremmo che il governo
riconoscesse ai musei il ruolo che hanno nel legame con la
collettivita’ “. Non solo, aggiunge, perche’ i musei di arte
contemporanea “sono centri di studio e di produzione, punti di
riferimento fondamentali per la comunita’ artistica e per
l’intero suo sistema produttivo, duramente colpito dalla
situazione che stiamo vivendo”. Melandri va anche oltre: “la
pandemia ha colpito duro, e’ nostro dovere sostenere la domanda
di cultura offrendo a tutti la possibilita’ di rigenerare la
mente e lo spirito con l’arte, la bellezza, la creativita’ “.
Valentino Nizzo, giovane e vulcanico direttore dell’Etrusco, e’
d’accordo con lei e con Schmidt. In questi mesi di chiusura,
oltre a lanciare le ‘gite virtuali’ al museo per continuare ad
accogliere le scolaresche, ha portato il suo museo su tutti i
social e ora pure su Twich per stare vicino al pubblico piu’
giovane (domani la seconda diretta sul tema ‘La vita oltre la
morte’). Ma non basta: “Rimanere aperti nei fine settimana
sarebbe importante – dice – certo dipende dai tecnici del Cts e
saranno loro a decidere perche’ la situazione richiede la massima
serieta’ . Ma e’ vero tanti visitatori reali e virtuali ce lo hanno
chiesto. Il museo fa bene, ne abbiamo tutti un grande bisogno. E
secondo me sarebbe molto educativo dire che il sabato e la
domenica si puo’ andare al museo e non nei centri commerciali.
Tanto piu’ che da noi le visite si svolgono in totale sicurezza”.