L’argomento interessantissimo di cui si è discusso presso la bella sede dell’università telematica Pegaso nello storico palazzo del Cardinale Zapata, ( palazzo monumentale che venne eretto nel XVII secolo dal viceré Antonio Zapata e ristrutturato da Carlo Vanvitelli in chiave neoclassica su volontà del medico Domenico Cotugno), è stato i “Trent’anni dalla caduta del Muro” “ Le promesse mancate della democrazia”.
Sono intervenuti il presidente Massimo D’Alema ed Andrea Orlando, ha moderato Simona Brandolini con i saluti di Marco Sarracino e Francesco Dinacci. Numerosissimi i simpatizzanti ed il pubblico intervenuto.
La Fondazione di cultura politica, è nata nel 1998 su iniziativa di un gruppo di personalità del riformismo italiano. È un luogo di analisi e riflessione pubblica sui principali nodi dell’innovazione politica ed economica ed un luogo di incontro tra le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano.
È una istituzione di formazione con l’obiettivo della promozione competitiva di nuove classi dirigenti nella politica e nell’economia. È una istituzione di ricerca, per promuovere studi ed approfondimenti capaci di alimentare la produzione di idee all’altezza delle sfide di questo nuovo secolo. La Fondazione Italiani Europei svolge la propria attività attraverso l’ideazione e l’organizzazione di convegni, tavole rotonde e cicli di formazione. Promuove, inoltre, seminari di discussione su singole questioni di agenda politica o economica, animati da personalità del mondo della ricerca, della politica e delle istituzioni. Realizza lavori di analisi su questioni di rilevanza politica interna ed internazionale con l’obiettivo di far dialogare ricerca e politica, sapere e responsabilità pubblica, chiama a collaborare ai singoli progetti competenze esterne individuate di volta in volta.
I risultati delle proprie attività vengono poi pubblicati attraverso la rivista Italianieuropei, i libri, i working papers ed il web. La Fondazione svolge la propria attività in condizioni di indipendenza ed autonomia come le principali fondazioni europee e dei think tank statunitensi, inoltre Italiani Europei si sostiene grazie a donazioni private e contributi di imprese al suo patrimonio costitutivo o al finanziamento delle singole attività. Massimo D’Alema ne è il presidente.
La costruzione del Muro di Berlino e, soprattutto la sua caduta, formano parte dei momenti più importanti della storia del Novecento. Questo muro divise Berlino in due parti per ben 28 anni, separando fra di loro familiari e amici.Terminata la II Guerra Mondiale, dopo la frattura della Germania, anche Berlino fu divisa in quattro zone: sovietica, statunitense, francese e inglese. I pessimi rapporti fra comunisti e alleati crebbero sempre di più, fino ad arrivare al punto in cui si crearono due monete, due ideologie differenti e, persino, due paesi separati fra di loro. Nel 1949, le tre zone occidentali (statunitense, francese e britannica) furono denominate Repubblica Federale Tedesca, mentre la parte orientale (sovietica) divenne la Repubblica Democratica Tedesca. Berlino rimase divisa e si crearono 81 punti di passaggio fra le due zone della città. La povera economia sovietica e la prolifica parte occidentale fecero sì che, dal 1961, quasi 3 milioni di persone abbandonarono la Germania Orientale, per addentrarsi nel Capitalismo. La Repubblica Democratica Tedesca iniziò a rendersi conto dell’ingente numero di persone ormai perse (soprattutto per quanto riguarda i profili più specializzati) e, nella notte del 12 agosto 1961, decise d’innalzare un muro provvisorio, chiudendo ben 69 punti di controllo, per lasciarne aperti soltanto 12. Il giorno seguente, s’installò un filo spinato provvisorio di 155 chilometri, che separava le due zone di Berlino. I mezzi di trasporto furono bloccati e nessuno poteva attraversare la parte opposta. Nei giorni seguenti, iniziò la costruzione di un muro in mattoni e molte persone, le cui case erano ubicate lungo il confine, furono sfrattate. Con il passare degli anni, crebbe il numero dei tentativi di fuga, che a volte andarono a buon fine. Per evitare le fughe e aumentare la sicurezza, il muro fu ampliato fino a limiti insospettabili. Il Muro di Berlino si trasformò in una parete di cemento, alta circa 4 metri, con all’interno cavi di ferro, che lo resero più resistente. Nella parte superiore s’installò una superficie semisferica, per evitare che la gente potesse afferrarsi su tale estremità del muro. Accompagnava il muro la “striscia della morte”, composta da un fossato, da un filo spinato, da una strada, dove circolavano costantemente i veicoli militari, da allarmi, da armi automatiche, da torri di vigilanza e da pattuglie accompagnate da cani, operative durante tutto il giorno. Cercare di scappare era come giocare alla roulette russa con serbatoio carico di proiettili. Malgrado ciò, in molti cercarono di scappare! Nel 1975, i 43 chilometri del muro erano accompagnati dalle misure di sicurezza della striscia della morte e il resto era protetto da recinzioni. Fra il 1961 e il 1989, più di 5.000 persone cercarono di scavalcare il muro e più di 3.000 furono detenute. Circa 100 persone morirono nel tentativo e l’ultima vittima si registrò il 5 febbraio 1989. Nel Museo del Muro di Checkpoint Charlie, si narrano le storie più strane su come la gente riuscì a scavalcare il muro. La caduta del muro fu motivata dall’apertura della frontiera fra Austria e Ungheria, nel maggio del 1989, dato che i tedeschi viaggiavano ogni giorno di più in Ungheria, per chiedere asilo nelle differenti ambasciate della Repubblica Federale Tedesca. Le grandi manifestazioni che, come conseguenza, si tennero ad Alexanderplatz fecero sì che, il 9 novembre 1989, il governo della Repubblica Democratica Tedesca annullò il divieto di raggiungere la zona ovest della città. Questo stesso giorno, migliaia di persone si radunarono nei punti di controllo, per attraversare l’altro lato, e nessuno li fermò. Si assistette, pertanto, a un esodo massivo. Il giorno seguente, si aprirono le prime brecce nel muro e iniziò la sua distruzione. Ormai liberi, familiari e amici finalmente s’incontrarono, dopo ben 28 anni di separazione forzata.
A cura di Pino Attanasio