A cura di Elia Fiorillo
“Nessun corpo intermedio, non ce n’è bisogno”. È uno slogan che piace sia alla Lega salviniana che ai 5Stelle di Di Maio. Mentre Giggino considera i sindacati “rompicoglioni” e basta, che rappresentano solo se stessi e che “sono i veri responsabili delle condizioni dei lavoratori in questo momento”, il sovranista Salvini è più cauto e soprattutto più opportunista. Lui, al di là di quello che veramente pensa sulle organizzazioni dei lavoratori, strizza l’occhio alla Ugl: i voti non hanno colore e va bene anche se vengono dai sindacati. Comunque, il Matteo padano è convinto che possa manovrare tutti a proprio vantaggio. E il caso Siri chiuso con una firma del presidente Conte sotto un decreto di revoca dell’incarico al sottosegretario? “Finalmente la brutta storia si è chiusa”, pensa il capo del Carroccio. Non la ritiene una sconfitta, ma un imprevisto di percorso che può capitare. Le europee sono vicine e se il caso si fosse trascinato fino all’apertura delle urne la sua Lega qualche problema lo avrebbe avuto. Così tutto è finito in tempi utili e alle votazioni europee pochi si ricorderanno del sottosegretario leghista “cacciato” da Conte e Di Maio. Se fosse capitata a lui una cosa del genere l’avrebbe trascinata fino all’apertura delle urne. E anche sulla famiglia Rom assegnataria di una casa popolare, visitata dalla sindaca di Roma, il Matteo padano si sarebbe comportato diversamente da Di Maio con la Raggi. Avrebbe evitato di sparare ad alzo zero sulla sindaca. La ‘frana’ Virginia, in questo caso, non ha fatto altro che difendere l’operato della sua amministrazione per l’assegnazione dell’appartamento a chi ne aveva diritto. La risposta alle politiche, meglio ai proclami senza costrutto del ‘governo del cambiamento’ – cambiamento in peggio di come stavamo ovviamente – , ci viene dalla manifestazione su ‘Europa, cultura e lavoro’ promossa a Matera da Cgil, Cisl e Uil. Alle immagini idilliache coniate dal trio Salvini, Di Maio, Conte di un’Italia prosperosa ed in evoluzione su tutto in questo 2019, rispondono con dati alla mano incontrovertibili i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Altro che ‘anno bellissimo’. Meglio parlare di anno ‘nero fumo’. Ci dobbiamo aspettare in autunno una legge finanziaria che parte con 40 miliardi di passivo per esorcizzare l’aumento dell’Iva, ma anche per finanziare il ‘reddito di cittadinanza’. Tutto questo con una crescita che non si aggira sull’1%, come qualcuno sperava, ma parliamo di uno striminzito 0,2%, se tutto va per il verso giusto. E non è detto. Altro che crescita! Lo dice con chiarezza Annamaria Furlan all’iniziativa unitaria di Matera. Certo, sarebbe bello se si potesse cambiare ‘la realtà negandola’, inventandosi tutto il bello possibile. I sogni restano sogni. La segretaria generale della Cisl sottolinea come questo governo aumenti la spesa corrente, accrescendo il deficit senza alcun progetto di crescita, di sviluppo, di visione realistica del futuro. È proprio il caso di ricordare la bella canzone di Mina: ‘Parole, parole, parole’. C’è poi il paradosso che questo esecutivo tiene bloccate le infrastrutture già finanziate con il conseguente, assurdo, non decollo di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Se non è questa schizofrenia, non ci capisce cosa possa essere. Eppoi, sostiene ancora la segretaria generale della Cisl, questo governo “riporta l’Italia nella palude degli appalti scarsamente trasparenti e fondati sul massimo ribasso, mentre si continua ad ammalarsi e morire di lavoro sempre di più, proprio a causa delle troppe opacità e di una competizione da costi insostenibile”.
Insomma, per farla breve, siamo messi proprio male, tra l’altro con vice presidenti del consiglio, e non solo, che quando si parla di Europa sono colti da voltastomaco. Eppure l’Europa è il porto sicuro degli Stati che ne fanno parte, sempre che essa venga vissuta non come una gallina da spennare, ma con lo spirito dei padri fondatori. E non a caso, o per retorica, che la segretaria generale della Cisl nel suo intervento a Matera batte con forza sul tasto europeo: “Fondare l’Europa su un progetto sociale inclusivo”; “dobbiamo costruire una coscienza europea”; “la nostra casa è l’Europa non c’è da scegliere” e ancora, “occorre più Europa per costruire il futuro”. Sono solo alcune delle considerazioni che Annamaria Furlan ha ripetuto con forza a Matera. Altro che “rompicoglioni”, queste sono tematiche che ci saremmo aspettati venissero dal “governo del cambiamento”.