Chi e’ guarito dall’ebola puo’ pagare le conseguenze anche per i quattro anni successivi. Dopo
la fase acuta, infatti, la malattia puo’ avere una lunga fase
cronica. A dirlo e’ uno studio internazionale condotto
dall’Inserm e dalle Universita’ di Montpellier e Conakry, che ha
analizzato i sopravvissuti alla malattia virale per 48 mesi e
che e’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Clinical
Infectious Diseases.
I risultati di un lavoro precedente avevano mostrato
l’esistenza di una “sindrome post-Ebola” a medio termine, ma mai
era stato analizzato lo stato cronico per un cosi’ lungo periodo
di tempo.
Grazie a questa ricerca e’ stato notato che quasi una persona
su 3, quattro anni dopo essere stata dichiarata guarita (ovvero
senza piu’ il virus nel sangue), aveva sintomi. Il 27,68% ha
avuto sintomi neurologici (come mal di testa o vertigini), il
25,35% effetti generali sull’organismo (come febbre,
affaticamento, anoressia), il 17,08% sintomi addominali (come
dolore o gastrite), il 16,82% sintomi muscolo-scheletrici (al
collo, alla schiena o dolori articolari), il 6,07% sintomi agli
occhi (come congiuntivite o cataratta).
“La prevalenza dei sintomi diminuisce negli anni, ma rimane
sorprendentemente alta, facendo riflettere sull’esistenza di
forme che potremmo chiamare ‘ebola lungo’ o anche ‘molto lungo’,
per analogia con” quanto accade con “la Covid-19”, spiega Éric
Delaporte, ricercatore principale del lavoro.
Lo studio sull’incidenza delle conseguenze mostra differenze
in base al sesso o all’eta’ : i bambini hanno meno probabilita’
degli adulti di avere problemi muscoloscheletrici, ma hanno
maggiori probabilita’ di avere conseguenze addominali. Le donne
hanno maggiori probabilita’ degli uomini di avere sintomi
addominali e disturbi neurologici.