Filetti di pesce coltivati in laboratorio pronti per essere saltati in padella, ma anche gamberetti sintetici indistinguibile da quelli ‘veri’. E’l’ultima frontiera del cibo in provetta che, dopo la carne,punta ai prodotti ittici in vitro con gli stessi sapori,con sistenze e benefici nutrizionali. Un percorso che oltreoceano ha gia’ iniziato il suo iter, grazie a start-up californiane dibiotecnologia, spinte da business ed ecosostenibilita’.Sperimentazioni interessanti come innovazione tecnologica ma non come gusto del cibo, commenta la ricercatrice del Crea StefaniaRuggeri.Pesce, molluschi e crostacei sono alimenti fondamentali permiliardi di persone, secondo la Fao 10 miliardi entro il 2050, ele pratiche di pesca non sostenibili stanno decimando gli stock
in tutto il mondo; certo ci sono gli allevamenti ittici, ma
possono creare una serie di problematiche ambientali. Da qui
l’interesse della Finless Foods, che si e’ messa al lavoro per
coltivare in vitro filetti di branzino, tilapia, persico e
acciuga, ma la vera star sara’ il tonno rosso. Questo,
riproducendo odore e consistenza a partire da poche cellule del
pesce. Il procedimento e’ piu’ economico di quello per la carne
sintetica, perche’ le cellule di pesce possono essere coltivate a
temperatura ambiente anziche’ a quella corporea, con un notevole
risparmio di elettricita’. La start up New Wave Food, invece, ha
puntato sui gamberetti in provetta, sapendo che la domanda
mondiale per questo prodotto e’ molto inferiore all’offerta; non
ce n’e’ abbastanza nell’oceano, mentre gli allevamenti prevedono
la distruzione delle paludi di mangrovie, habitat per i pesci
tropicali e cuscinetti per uragani e inondazioni. A differenza
dei filetti, coltivati dalle cellule dell’animale che e’
destinato a sostituire, il “gambero” di New Wave Foods e’ un
abile surrogato di alghe rosse che danno gli danno il suo colore
e gli antiossidanti.
“Il pesce in laboratorio – spiega all’ANSA la ricercatrice
del Crea Alimenti e Nutrizione – potra’ aprire nuovi scenari
nell’industria alimentare e ridurre l’impatto ambientale; certo
sapore e qualita’ nutrizionale di questi alimenti sintetici
sembrano essere molto simili a quelli veri, ma credo che il cibo
non sia per il consumatore solo sapori e nutrienti, ma anche il
racconto del prodotto, della storia della sua origine. Forse
dovremo tentare anche altre strade per assicurare a tutti cibo
buono e salutare e rispettare il nostro Pianeta”.