Su 15 milioni di persone che soffrono in Italia di allergia respiratoria, 8 milioni di pazienti potrebbero usare la Ait, l’immunoterapia allergene specifica, ma solo il 2% e’ attualmente in terapia. Una situazione che alla  luce delle conoscenze consolidate, rappresenta un grave danno per i pazienti. In pratica, e’ come se per curare il mal di testa di un paziente con la pressione alta, si scegliesse di assumere un antidolorifico e non un farmaco che abbassi la pressione, vera causa del mal di testa. Antonino Musarra, presidente dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri spiega che “le recentissime linee guida EAACI, il piu’ importante documento scientifico pubblicato su questo argomento, sanciscono la sicurezza e l’efficacia nella cura delle allergie respiratorie e da veleno di imenotteri. Specificano i criteri di candidabilita’ dei pazienti alla terapia, e chiariscono come sia consigliata nella rinite allergica persistente di cui soffre la maggior parte dei pazienti rinitici o con asma di grado lieve-moderato”. Insomma, un vero controsenso, teoria contro pratica: da una  parte le ultime linee guida, dall’altra i dati sul reale uso della terapia in Italia, con un continuo trend decrescente del numero di pazienti trattati negli ultimi quattro anni. Pesano i costi e la scarsa informazione. Per questo motivo prende il via il Piano d’azione per una allergologia sociale, la campagna di informazione promossa per la prima volta da una societa’ scientifica, la AAIITO. L’Immunoterapia Allergene Specifica, piu’ nota con il poco corretto termine di vaccino, consiste nella somministrazione di dosi progressivamente crescenti dell’allergene verso cui il paziente e’ sensibilizzato. In tal modo il suo sistema immunitario viene sollecitato a difendersi contro la sua allergia, producendo anticorpi di difesa contro lo stesso allergene ed inducendo una tolleranza alla sua riesposizione.