Da domani ripartono negozi, bar e ristoranti. dal 25 piscine e palestre Gran parte d’Italia rimasta chiusa dopo la fine del lockdown dello scorso 4 maggio riaprirà da domani. Negozi, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, parrucchieri, centri estetici alzeranno le serrande dove possibile lunedì. Lo Stato consegna alle Regioni la potestà di decidere le misure di sicurezza «per le attività economiche, produttive e sociali». A stabilirlo è il comma 14 dell’articolo i del decreto legge sulle riaperture che scatteranno da domani. I famosi-o famigerati vista la levata di scudi di negozianti e ristoratori – protocolli di sicurezza I nail, che nelle settimane del lockdown hanno tenuto banco, con un tratto di penna sono stati accantonati, messi in second’ordine come esplicita sempre il comma 14: «In assenza di quelli regionali trovano applicazione i ptocolli o le linee guida adottati a livello nazionale». Una scelta tutta politica, voluta in primis dal premier. C’è chi l’ha letta come una sconfitta, un’ammissione di debolezza. Altri invece a Palazzo Chigi ritengono che il passaggio di consegne non consentìrà più ai Governatori di scaricare sul Govemo gli effetti delle decisioni. Tradotto: oneri e onori. «Le Regioni – ha detto ieri sera il premier – Giuseppe Conte nella conferenza stampa in cui ha presentato 1 provvedimenti varati – saranno sempre libere, assumendone la responsabilità, di ampliare o restringere» lemisure previste dal decreto e dal Dpcm. Il rischio però è che in mezzo ci finiscano i cittadini. L’accordo unitario raggiunto dalle Regioni sulle linee guida non esclude affatto che poi ogni singolo Governatore decida “suoi” protocolli.al trettanto validi anzi validissimi. Ieri 11 presidente del Lazio e segretario del Pd, subito dopo la pubblicazione in Gazzetta del decreto, ha reso note le sue linee guida dove a sorpresa tra i negozi che riapriranno domani ha inserito anche i tatuatori. Ma oltre a decidere chi riapre, ci sono anche le misure di sicurezza. Trattandosi di attività economiche potrebbe accadere che un fast food a Milano o Torino ma anche un’azienda metalmeccanica siano sottoposti a misure più severe di quelle adottate, ad esempio, in Veneto o in Toscana. Proprio quello che temevano alcuni presidenti di Regione, a cominciare da quelle più in difficoltà perché ancora alle prese con una curva di contagi affatto rassicurante. In primis, la Lombardia. AttilloFontana venerdì ha convinto i suoi colleghi a consegnare al Governo le linee guida