Il consumo del vino sembra farsi piu’ semplice e light con una predilizione degli enoappassionati per
le produzioni a bassa gradazione, tipiche di un territorio,
sempre piu’ spesso rosati, facili da bere e da raccontare. Il
vino da piscina o da occasioni informali sembra proprio scalzare
le solenni degustazioni guidate da esperti con descrizioni in
termini di tannini, antociani, fermentazione malolattica. Una
tendenza fotografata per la prima volta dal trio di esperti
critici di settore Armando Castagno, Fabio Rizzari e Giampaolo
Gravina, autori del libro “Vini da scoprire. La riscossa dei
vini leggeri” dove sono stati selezionati circa 40 bianchi, 2
dolci e/o liquorosi, 13 rosati e una dozzina di vini rossi “da
strabere in quanto sorprendenti”. Una geografia di produzioni di
ogni regione italiana, “poco noti e di fattura artigianale che
nell’insieme riscattano la scorrevolezza” sottolineano Castagno,
Rizzari, e Gravina. E’ nato poi Poolwine, progetto editoriale
online lanciato da Vincenzo Donatiello, sommelier del ristorante
Piazza Duomo ad Alba, tre stelle Michelin guidato da chef Enrico
Crippa. “Sono quei vini da sete, che in Francia definiscono come
vins de soif” spiega Donatiello. Una tendenza che ora trova
riscontro anche nei riconoscimenti di concorsi internazionali e
nelle guide enologiche. Nel corso delle recenti degustazioni
effettuate a Verona, racconta Daniele Cernilli, curatore della
guida essenziale DoctorWine e fondatore della Guida ai vini
d’Italia del Gambero Rosso, per la realizzazione di 5Stars- The
Book, iniziativa di Stevie Kim con la collaborazione di Vinitaly
International e dell’Assoenologi, c’era una definizione
particolarmente usata: “deliciuos wine”, il “vino delizioso” e
anche “deliciousness”, la “deliziosita’ “. Una definizione
sintetica a quei vini, non particolarmente complessi, ma che
erano molto rappresentativi di una varieta’ o di una tipologia,
poi di facile bevibilita’ , godibile, immediata, e dal costo non
elevato. “Sono quei vini che non vanno spiegati – sottolinea
Cernilli – e come Piero Angela ha la capacita’ di far comprendere
al grande pubblico la scienza, questi calici sanno parlare a
tutti, e soprattutto alle nuove generazioni. Vini “deliziosi”,
senza pretese, ma che potevano essere alla portata di molte
tasche ed erano realizzati molto bene dal punto di vista
tecnico.
D’estate ovviamente il consumo effettivamente avviene anche in
spiaggia o in piscina, dove quello che i nutrizionisti
definiscono “alimento energetico complementare” trova spazio
dall’aperitivo a cena. Un amico per gli sportivi, uno
spauracchio per la prova-costume. Bisogna tener conto, ha
precisato la biologa Camilla Rabachino dell’universita’ del
Piemonte Orientale sulla rivista Il sommelier, che l’apporto
energetico si puo’ calcolare nella misura di 700 calorie medie
per un litro, per arrivare a un massimo di 1500 calorie per i
vini liquorosi. “Ma pensare alla funzione alimentare del vino in
termini puramente dietologi e’ fuorviante” sottolinea ricordando
che storicamente ha prevalso l’appetibilita’ , insieme alla
funzione stimolante e digestiva. Il vino e’ dunque da
considerarsi un nutriente in grado di fornire energia che puo’
essere usata come carburante dal nostro organismo. Un bicchiere
da vino da 250 ml con gradazione alcolica al 12% fornisce circa
165 Kcal”. E per chi sceglie di bere vini evocativi del mare
trova nel Vigneto Italia ampia soddisfazione. In Italia quasi
una delle aree viticole piu’ vocate (Dop) su tre si affaccia sul
mare, ha sottolineato il responsabile di Nomisma Wine Monitor
Denis Pantini in un convegno promosso dall’Istituto marchigiano
di tutela vini (Imt) per valorizzare la Doc Bianchello del
Metauro. Secondo l’analisi, presentata in occasione dei 50 anni
della Doc Bianchello del Metauro, il 31% delle 408 Dop della
Penisola vanta areali con sbocco sul mare, con Marche, Liguria,
Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Molise e Abruzzo che
presentano una percentuale ‘marittima’ delle loro denominazioni
oltre il 75%. Un’incidenza singolare tra i principali Paesi
produttori,
destinata a crescere se si tiene in considerazione che – fatta
eccezione per il Prosecco, che comunque in piccola parte si
affaccia sulla costa – in Italia la produzione di vini
‘marittimi’ e’ cresciuta negli ultimi anni del 45%, a fronte di
un +13% degli altri vini.