“Più delle mie canzoni, più della mia musica, ha suscitato un grande interesse la decisione di
organizzare quattro concerti in streaming da casa, a pagamento”.
E’ stupito dell’attenzione che ha suscitato il suo progetto il
pianista e compositore jazz Enrico Pieranunzi: “come se avesse
suonato una sveglia con una tromba. Forse anche perché dopo un
po’ non bastavano più i concerti casalinghi fai da te di questo
periodo di quarantena, che hanno anche demitizzato gli artisti,
riportati nella loro dimensione quotidiana”.
Pieranunzi è uno dei più importanti pianisti europei, con
collaborazioni con artisti del calibro di Chet Baker, Lee
Konitz, Marc Johnson, Charlie Haden, Paul Motian, Chris Potter.
E’ l’unico musicista italiano ad aver registrato al Village
Vanguard di New York, il locale di jazz più prestigioso al
mondo. A partire dal 20 maggio (a seguire il 27 maggio, il 3
giugno e il 10 giugno) alle 18.30, il musicista terrà quattro
live in solo in streaming, una residenza casalinga virtuale
dedicata a 4 diversi repertori: Plays Scarlatti, Fellini Jazz,
My Songs e New Songs; 3,99 euro a concerto, 14 euro per
l’abbonamento, sui siti internationalmusic.it e
enricopieranunzi.com.
L’obiettivo di creare eventi a pagamento è sottolineare che
la musica ha un proprio valore culturale, sociale ed economico.
“L’idea è stata della mia agenzia International Music and Arts –
racconta Pieranunzi -, e ho accettato subito non per una
provocazione, ma perché penso che sia giusto così”. Le
difficoltà, spiega, non sono poco a partire dalle incertezze
tecnologiche fino a doversi immaginare un pubblico che c’è senza
esserci. “La cosa bella sarà pensare a un pubblico
sovranazionale, riunito sul web da Francia, Germania, Giappone.
Abbiamo raggiunto 45mila persone, se anche solo 100 dovessero
acquistare il biglietto, vorrà dire che ha funzionato”. Per
l’occasione verrà costruito un vero e proprio set con riprese
audio e video professionali.
Plays Scarlatti e Fellini Jazz (il primo e il terzo
appuntamento) “prendono il via da due dischi che mi hanno dato
parecchie soddisfazioni”. Gli altri due appuntamenti, My Songs e
New Songs, “sono incursioni nelle mie canzoni più note e in
quelle appena scritte in questo periodo di lockdown, che è stata
una botta psicofisica importante per tutti, e sono intrise di
malinconia. Probabilmente finiranno in un disco, perché anche se
ormai il digitale ha preso il sopravvento sul fisico a me piace
farli, dà un senso di completezza al mio lavoro”.
L’occasione è anche quella di rivendicare un ruolo più
centrale per il jazz, “quasi invisibile sul mercato. E’ l’ultimo
angolo della casa”, dice per metafora, “e questo dipende anche
dalla scarsa cultura musicale degli italiani. Sono 60 anni che
sento parlare dell’insegnamento della musica alle elementari e
siamo invece a discutere dell’inno nazionale”, aggiunge
amareggiato Pieranunzi. Eppure la nicchia che si è ritagliato il
jazz, in questo momento potrebbe essere un vantaggio, con le
norme anticovid che hanno cancellato con un colpo di spugna
tutti i grandi eventi dell’estate, vietando quelli con più di
mille persona all’aperto e con più di 200 al chiuso. “Il 15
giugno ho un concerto in cartellone alla casa del Jazz a Roma.
Pensavo saltasse, ma forse riusciamo a salvarlo. Gli effetti del
coronavirus si sentono nella progettazione dei tour, nelle
incisioni in studio. Di certo non sono tra quelli che pensano
che tutto tornerà come prima”.