Per comprendere con numeri ma anche parole e definizioni giuridiche cosa abbia significato nella storia e quali politiche possano essere messe in atto per combatterlo. E’ l’obiettivo del saggio ‘La violenza contro le donne nella storia (dal XV al XXI secolo)’ a cura di Simona Feci e Laura Schettini, uscito a settembre nella collana ‘Storia delle donne e di genere’ della casa editrice Viella. Il libro presenta per la prima volta un’ampia rassegna sulla storia della violenza contro le donne, esplorando sia i contesti dove questa si produce e si manifesta, e in particolare l’ambito delle relazioni familiari, sia le politiche del diritto adottate per regolarla e contrastarla. I saggi si muovono lungo un arco cronologico ampio, dalla prima eta’ moderna al presente, e spaziano tra aree differenti del territorio nazionale. Dimostrando come la violenza, in tutte le epoche, rappresenti, sempre, la manifestazione delle relazioni diseguali tra uomo e donna. “La violenza di genere – sottolineano le curatrici – nelle societa’ attuali e’ qualcosa che viene da lontano, dal nostro passato, dalla lunga disparita’ tra uomini e donne”. E, proprio partendo da questo assioma, e’ possibile trovare una chiave di lettura dell’aumento della brutalita’ delle violenze di questi anni. “Di fronte all’efferatezza di alcuni femminicidi degli ultimi anni – si evidenzia citando una suggestione di Vandana
Shiva – ad opera di ex mariti, giovanissimi fidanzati o ‘branchi’ di uomini, abbiamo sentito evocare un salto nella storia della violenza, una discontinuita’, una brutalita’ senza precedenti perche’ colpo di coda di un patriarcato millenario oggi in crisi e quindi ancor piu’ feroce”. Si parte, dunque, da lontano. Dallo ‘ius corrigendi’ del
‘pater familias’, evocato nelle aule di tribunale fino a Novecento inoltrato, cioe’ la prerogativa del capofamiglia di
esercitare un ‘diritto di correzione’ nei confronti della moglie e dei figli che, tra le mura domestiche, puo’ sfociare nella violenza. E, passando dall’introduzione, solo nel 1997, nel Codice penale della ‘violenza sessuale’ si arriva fino alla definizione di ‘femminicidio’ coniata da Diana Russell nel 1992.
In quegli anni, come si spiega nell’introduzione al saggio, “la
riflessione politica femminista si trovava di fronte con
sgomento alle centinaia di donne fatte sparire e uccise a Ciudad
Jurez, al confine tra Messico e Stati Uniti, fatti per i quali
in un primo momento non si riusciva a cogliere la matrice
comune. In questi, come negli casi altri rubricati come
‘femminicidi’, l’elemento costitutivo non e’ l’offesa sessuale,
ma l’intenzione di preservare la supremazia maschile: le donne
sono colpite in quanto donne”.
“Con questo volume – sottolineano le curatrici che stanno
presentando il libro in tutta Italia – ci auguriamo di muovere
qualche passo in una direzione nuova. I tanti saggi storici che
lo compongono contribuiscono a una piu’ corretta consapevolezza
della violenza e delle sue radici, delle diseguaglianze di cui e’
espressione, ma aiutano anche a contrastarla, decostruendo e
depotenziando sul piano culturale e politico i simboli e i
discorsi pubblici di cui si nutre”.