“Il settore del turismo sta vivendo una crisi senza precedenti, l’Europa deve adottare rapidamente
misure straordinarie da affiancare a quelle nazionali che da
sole non bastano. Per questo chiediamo che venga creato un Fondo
Europeo Speciale per il Turismo e che un quota significativa del
‘Recovery Fund’ sia destinata al settore”. Dopo l’intervento
fatto al G20 qualche giorno fa il ministro Dario Franceschini
chiede ancora l’intervento europeo per questo settore, che in
Italia vale il 13% del Pil e che sta subendo danni senza
precedenti, in una video conferenza alla riunione dei ministri
europei del turismo. E parlando al Tg1 delle 20 aggiunge:
“Soprattutto che si individuino delle regole e dei protocolli di
sicurezza comuni che rendano possibili nel tempo più breve
possibile tornare a viaggiare tra un Paese e l’altro essendo le
condizioni di sicurezza uguali per tutti”.
“Serve subito una forte iniezione di liquidità – dice
Franceschini – e un’azione di coordinamento europeo per gestire
la ripresa delle attività, la mobilità delle persone e gli
aspetti legati alla salute degli operatori e dei turisti. È
essenziale scongiurare le tentazioni di alcuni Paesi di agire
autonomamente, a proprio vantaggio, su decisioni fondamentali
come la libera circolazione delle persone tra Paesi”,
sottolinea.
A testimoniare la crisi del settore anche i dati emessi
dall’Ufficio Studi di Enit – Agenzia Nazionale del Turismo
secondo cui il primo trimestre dell’anno è stato salvato da
gennaio-febbraio ancora in crescita ma per l’estate le
prenotazioni sono comunque in forte stallo. Si prevede un
impatto sulla spesa turistica in entrata dall’estero che si
traduce in un calo di quasi 20 miliardi di euro nel 2020
rispetto al livello del 2019. Per i pernottamenti internazionali
si prevede un calo di 102 milioni. Gli hotel a 3 e 4 stelle
hanno perso finora un fatturato di circa 2,5 miliardi.
Ma non ci sta il presidente di Confturismo-Confcommercio,
Luca Patanè: “Registriamo dati drammatici, altro che i 20
miliardi di euro di perdita di spesa dei turisti stranieri
previsti da Enit. Saranno almeno 3 volte tanto, considerando
anche i settori che ruotano intorno al turismo, più altrettanti
sulla spesa dei turisti Italiani: quindi ben 120 miliardi di
riduzione consumi da qui a fine anno e più di 1 milione di posti
di lavoro a rischio”. E al ministro dice: “Non usiamo l’alibi
dell’Europa mentre ancora aspettiamo concreti interventi
nazionali per il settore dall’inizio della crisi”.
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, non nasconde la
grande delusione del settore per la fase 2. “Tutti ci
aspettavamo altro. A fronte di una Germania che riparte, di una
Spagna che riparte, di una Francia che addirittura riapre le
scuole – ammette amaramente – noi abbiamo ampliato il decreto e
si può andare a trovare la fidanzata o la nonna… Insomma non
c’è la volontà di ripartire e non ne viene chiarito il motivo.
Hanno sempre detto che quando la curva sarebbe calata, avrebbero
allentato il lockdown. E dato che ci sono regioni più contagiate
e altre meno, perché trattare tutta l’Italia come la Lombardia?
Perché in Umbria a contagi zero non possono riaprire ristoranti,
bar e negozi? Siamo ostaggio dei virologi, la politica dovrebbe
trovare un giusto compromesso tra salute ed economia”.
“Le nostre imprese per poter ripartire hanno bisogno ora più
che mai di sburocratizzazione e semplificazione, regole chiare e
lineari. Non abbiamo tempo da perdere e non possiamo in alcun
modo permetterci di restare ingabbiati da una stratificazione
normativa e burocratica, poco chiara e magari non univoca” dice
Federturismo Confindustria.