Test per ricostruire le infezioni passate e tamponi per avere la fotografia istantanea dell’
epidemia, mascherine per proteggersi e proteggere gli altri, app
per tracciare i contatti di chi risulta positivo e scongiurare
la comparsa di eventuali focolai, cure a domicilio: sono gli
strumenti previsti per la fase 2, naturalmente accompagnati
dalle indispensabili regole igiene che ci hanno accompagnato
finora, prime fra tutte lavare spesso le mani ed evitare di
toccare bocca, naso e occhi, che sono le principali vie
d’ingresso del coronavirus SarsCoV2 nell’organismo. Ecco la
fotografia delle 5 gambe su cui poggia la ripartenza, seppure
graduale, del Paese.
TEST: e’ conto alla rovescia per i test sierologici forniti
dall’azienda Abbott che dal 4 maggio dovranno individuare nel
sangue gli anticorpi che testimoniano che l’infezione e’
avvenuta, da circa una settimana a circa un mese prima. In
attesa di conoscere le norme applicative, sappiamo che saranno
somministrati a un campione nazionale di 150.000 persone in
2.000 Comuni, secondo i criteri fissati da ministero della
Salute e Istat. Sesso, sei fasce d’eta’ e attivita’ economica sono
fra i criteri che saranno considerati nella selezione del
campione, ha detto il direttore centrale dell’Istat, Linda Laura
Sabbadini, che guida la parte statistica dell’indagine.
Ricostruire questo quadro permette di avere una stima degli
asintomatici, ossia di quanti sono coloro che, avendo
l’infezione senza sintomi, possono diffonderla.
TAMPONI: rilevano la presenza del materiale genetico del
virus nei campioni di muco prelevati da naso e gola e in questo
modo indicano se in una persona l’infezione e’ in corso. Per
questo gli esperti ritengono che vadano somministrati
parallelamente ai test. Il presidente dell’Istituto Superiore di
Sanita’, Silvio Brusaferro, ha detto che e’ atteso a breve un
documento con indicazioni per la fase 2″ e che bisogna “spingere
molto sull’organizzazione per ridurre la disomogeneita’ sul
territorio”.
APP: se un tampone indica che una persona e’ positiva, l’app
diventa uno strumento importante per tracciare le persone con
cui ha avuto contatti. Accese le polemiche che fin dall’inizio
hanno accompagnato l’arrivo di questo strumento, soprattutto
relative al suo carattere volontario e al rispetto della
privacy. Si attendono ulteriori dettagli sull’utilizzo dell’app
selezionata, chiamata Immuni, e sono numerose le richieste di
chiarimenti. Il Governo dovra’ presumibilmente varare un
provvedimento che la renda operativa sul territorio nazionale,
anche se volontaria e nel rispetto della privacy, cioe’ con i
dati che risiedono sul dispositivo dell’utente.
MASCHERINE: sono un altro strumento indispensabile in vista
della riapertura, ma anche in questo caso non mancano polemiche,
non ultime quelle legate alla necessita’ di renderle disponibili
per l’intera popolazione e sul prezzo fissato dal governo in 50
centesimi l’una al netto dell’Iva. Ne esistono molti tipi in
commercio, ma il Dpcm non si esprime a favore di un modello
specifico: “possono essere utilizzate -mascherine di comunita’,
ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche
auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una
adeguata barriera. Ne sono esenti i bimbi sotto i 6 anni e i
disabili che utilizzano altri dispositivi che possono
interferire. Soluzioni e divieti si stanno mettendo a punto
anche per il trasporto pubblico. Governatori tutti d’accordo su
un utilizzo obbligatorio e generalizzato, al chiuso e
all’aperto, delle mascherine.
CURE A DOMICILIO: sono una prima linea essenziale per
scongiurare emergenze sanitarie come quelle avvenute all’inizio
dell’epidemia in Italia. Si basano su circa 500 medici impegnati
nelle Unita’ speciali di continuita’ assistenziale (Usca)
incaricati di seguire i casi sospetti o conclamati di Covid-19
direttamente a casa. C’e’ molto da fare anche su questo fronte,
considerano che la legge ne prevede una ogni 50.000 abitanti,
mentre al momento sono presenti solo in 13 regioni. Intanto la
Fnopi chiede che venga istituita la figura dell’infermiere di
famiglia. Una figura prevista nel Patto per la Salute ma che,
nel nostro Paese, e’ a regime solo in due regioni”. Il suo
compito, portare l’assistenza sanitaria a casa del paziente,
invece che il paziente in ospedale. Ad oggi, 80mila persone in
12 Regioni sono curate nelle Unita’ speciali di continuita’
assistenziale (Usca), piccoli team di camici bianchi ed
infermieri territoriali che, dotati di tutte le protezioni
previste, seguono i casi sospetti o conclamati di Covid-19
direttamente a casa.