E’ donna un lavoratore su tre nella filiera produttiva della mozzarella di bufala campana Dop. Emerge da un’indagine condotta dal Consorzio di Tutela della mozzarella, realizzata in occasione della Giornata Internazionale della Donna, che sara’ celebrata domani. Lo studio certifica come il 34% dei lavoratori del settore sia rappresentato da donne, anche in posizioni apicali nelle aziende; un settore peraltro molto giovane, visto che il 33 per cento degli addetti ha meno di 32 anni. La filiera vanta inoltre il primo “casaro in gonnella”. Si chiama Anna de Pascale, ha 50 anni e lavora in un caseificio di Baronissi, in provincia di Salerno, socio del Consorzio. “Far nascere la mozzarella di bufala Dop e’ la mia passione sin da ragazza – racconta – e non lo trovo nemmeno faticoso, anche se si lavora di notte. Ho appreso questo mestiere da tanti bravi maestri, ho imparato sul campo e ora i colleghi maschi mi apprezzano e condividono molto con me. Ho dedicato la mia vita alla mozzarella, in vari ruoli, da quando avevo 26 anni. E’ la mia strada e ne sono orgogliosa”.
La rappresentanza femminile e’ significativa anche nel Cda del Consorzio di Tutela, che ha come vicepresidente Letizia Gallipoli e consigliera Silvia Mandara, e nel Comitato
Paritetico, dove due membri su tre della componente degli
allevatori sono donne, Marina Cerrone ed Elide Romagnuolo.
Lo Statuto dell’organismo e’ stato di recente modificato proprio
per garantire una maggiore presenza in rosa. “Siamo una realta’
che punta sempre piu’ su donne e giovani – commenta il presidente
del Consorzio, Domenico Raimondo – per questo abbiamo dato vita
alla prima Scuola nazionale di formazione lattiero-casearia, con
l’obiettivo di insegnare l’arte del casaro alle nuove
generazioni, trasmettendo un sapere secolare ma in un’ottica
contemporanea, al passo con i tempi. Il successo del primo corso
testimonia la voglia che c’e’ di avvicinarsi a questa vera e
propria arte”. Anche nell’ultimo trimestre del 2017 si conferma
intanto il trend di crescita costante della bufala Dop che, in
una Campania che stavolta detiene la maglia nera in Italia,
spicca per l’ottimo risultato dell’export, con un +16,8 per
cento, pari a 10 milioni di euro aggiuntivi.