La mostra “Made in Caruso”, che celebra il tenore-star nel 150mo anniversario dalla nascita,
sara’ inaugurata oggi (alle 10) nella sala musicale Napulitanata (portici della Galleria Principe di Napoli) e sara’ visitabile fino al 31 dicembre. L’esposizione progettata dall’associazione Napulitanata guidata dal manager culturale Mimmo Matania e dal pianista Pasquale Cirillo propone materiali messi a disposizione dall’associazione Villa Caruso di Bellosguardo a Lastra – dove visse Caruso – e dal Peabody Institute of the Johns Hopkins University di Baltimora: fotografie, partiture, cartoline, documenti privati e funzioni digitali attraverso i qr-code. Si potranno ascoltare la prima e l’ultima incisione del tenore, “Studenti, udite” e “Crucifixus”, nonche’ le tre canzoni che Caruso ha composto: “Tiempo antico”, “Fenesta abbandunata” e “Canzona a dispietto”. E si potra’
curiosare tra le immagini che ritraggono l’artista agli Scavi di
Pompei, in abiti di scena nel ruolo di Canio per l’opera
“Pagliacci”, mentre indossa gli occhiali antivento prima del
decollo o a bordo di transatlantici in partenza dalla Germania e
dagli Stati Uniti. Ancora, sui pannelli compaiono i programmi
delle stagioni che lo videro protagonista sul palco a Parigi,
Buenos Aires e Montecarlo, cosi’ come ci sara’ anche un contratto
dell’epoca. Infine, speciali partiture del repertorio che ha
interpretato fra Napoli e New York.
“In attesa del festival internazionale ‘SEA and YOU’, col
quale da novembre a aprile 2024 fra Napoli, la Spagna e il
Portogallo faremo dialogare la canzone napoletana con il
flamenco di Granada e il fado di Porto, portando all’estero i
nostri musicisti e accogliendo a Napoli quelli stranieri – dice
Matania – ora proponiamo la nostra prospettiva su Caruso con
temi a noi cari: il viaggio, l’esportazione del Made in Italy,
la tecnologia come mezzo di diffusione culturale. L’esposizione
multipla da’ la possibilita’ di rileggere Enrico Caruso grazie
agli spostamenti geografici della sua carriera e grazie a una
collezione di frangenti
autobiografici e familiari, rendendolo l’artista cristallino che
ancora e’ “.