LItalia nella stretta di una doppia crisi Siamo tra coloro che hanno anticipato l’invasione della Russia e, come temevamo, l’Icalia è colta da due crisi, che

sottopongono il suo sistema a un forte stress politico-economico. Da una parte, l’Ucraina; dall’altra, la Libia. Iniziando da quest’ultima, è appena giunca la conferma che siamo tornaci indietro nel tempo. Anziché andare avanti con le elezioni del dicembre 2021, mai celebrate, riprende la divisione tra Tripoli e Tobruk, con due governi e due parlamenti contrapposti. A Tripoli, il premier Dbeida e a Tobruk il premier Bashaga, che, nella confusione totale che si è appena ricreata, non può nemmeno essere definito premier, nonostante il parlamento di Tobruk lo proponga come tale. Il vero problema per l’Italia è capire se il ritorno al passato riguarderà anche le sue relazioni con la Francia. Fino a pochi mesi fa, Macron appoggiava le forze di Tobruk, mentre Draghi appoggiava quelle di Tripoli. La domanda più importante, in queste ore, è se il trattato del Quirinale, concepito dal Presidente Mattarella, sarà sufficiente a tenere unite Italia e Francia. La Libia si divide di nuovo: Francia e Italia rimarranno unite? Sul fronte ucraino, i combattimenti sono in corso ed è necessario attendere i prossimi sviluppi per svolgere un’analisi accurata. Tuttavia, alcune conclusioni sono già possibili, nonostante l’invasione sia agli inizi. La prima conclusione è che è morta l’idea secondo cui l’espansione della Nato avrebbe comportato una crescita della pace in Europa. L’equazione “più Nato, più pace” non esiste più, essendo stata sostituita dal suo opposto: “Più espansione, più afflizione”. Putin ha chiarito che esìste una linea rossa. Se qualche Paese del blocco occidentale ha pensato di utilizzare l’Ucraina per capire se le minacce di Putin fossero un bluff, o per verificare fin dove il presidente russo sarebbe stato disposto a spingersi, ha ottenuto una risposta chiara: Putin fa sul serio. Perseverando nel tentativo di inglobare gli Stati sotto l’influenza della Russia, la Nato avrà la guerra. Tutto questo rende i governi occidentali meno liberi nei confronti dei propri elettori. Prima della guerra in Ucraina, gli elettori italiani e tantissimi altri cittadini europei lasciavano che i propri governi fossero completamente liberi di agire nei confronti della Russia. Di tutto si è parlato nella campagna elettorale italiana del 2018 fuorché dell’atteggiamento della Nato verso Kiev. Questo non accadrà più. La crisi in Ucraina avrà ripercussioni tangibili sulla vita delle persone comuni, sulle imprese commerciali e sul bilancio dello Stato. Salvo colpi di scena, che ci auguriamo fortemente, la guerra in Ucraina porterà in dote una crisi economica, che si aggiunge a quella provocata dalla pandemia. Molti italiani scoprono che la politica internazionale, nelle condizioni della modernità avanzata, è importante quanto la politica intena per quanto riguarda il destino dei popoli. Ciò che oggi accade in Ucraina è importante per gli italiani quanto ciò che accade in Lombardia o nel Lazio. Con la differenza che gli italiani, e gli europei in generale, possono determinare la politica interna con il loro voto, ma non quella estera, che resta, in misura preponderante, nelle mani delle élites politiche. In questo momento cosi tragico, in cui il democratico Zelensky afferma che potrebbe non sopravvivere alla notte, possiamo forse sperare in una crescita della consapevolezza dei cittadini nei naie. Il perché è presto detto: gli analiconfronti della politica internazionale, sti sono come vedette che, attraverso i Una scossa forte era arrivata dalla Si- dettagli e i fatti apparentemente più , con la formazione dell’Isis, che poi rilevanti, prevedono gli eventi.