Italia fuori dall’emergenza Anche i contagi in frenata spingono verso la normalità Da oggi addio al Green Pass all’aperto e al primo pacchetto di restrizioni diminuiscono i casi (73.195 in 24 ore) ma aumentano i ricoveri ROMA Quasi a voler spingere verso il ritorno alla normalità, la curva dei contagi ha ripreso ieri a piegarsi verso il basso, proprio alla vigilia del pensionamento di un bei po’ delle restrizioni che ci hanno accompagnato in oltre due annidi pandemia. I contagi, dopo aver lambito quota 100 mila martedì, sono tornati a scendere da 77.623 a 73.195 e quel che più conta sono 8.600 in meno rispetto al giovedì la scorsa settimana. Anche i morti da 170 sono passati al59.Troppoprestoperparlare di discesa, ma che abbiamo forse raggiunto il plateau lo dicono i numeri del rapporto settimanale della Fondazione Cimbe, che dopo due settimane di netto incremento registra un appiattimento della curva, cresciuta appena dello 0,3%. Aumenta però l’occupa zione dei letti nei reparti di medicina, dove i ricoveri sono stati 9.740contro gli 8.969 di una settimana prima, per un incremento pari all’8,6%. Ma se la pressione sugli ospedali a livelo nazionale resta sotto controllo, le cose cambiano quando si punta la lente di ingrandimento sulle regioni. Perché qui decisamente in affanno iniziano ad essere Umbria e Calabria, con un tasso di occupazione dei letti superiore al 34%. In sofferenza anche Basilicata (28%), Marche (24,1%), Puglia (22,4) e Sicilia [26,2%).Aggiungendo alla lista Abruzzo, Puglia e Sardegna, tutte sopra il 20% dei letti occupati da positivi , il numero delle regioni sotto osservazione sale a 9. La curva dei ricoveri è destinata a salire ancora, ma se quello a cui stiamo assi stendo si rivelerà solo un rimbalzo della quarta ondata, anche gli ospedali reggeranno bene l’impatto. Mentre se ci dovessimo ritrovare nel mezzo di una quinta ondata si rischierebbe di dover rinunciare a qualcuna delle libertà appena riconquistate. Magari solo nelle regioni con i numeri peggiori. I segnali restano comunque positivi, anche se la campagna vaccinale arranca. Tra il 23 e il 29 marzo le somministrazioni sono ulteriormente diminuite, con una media che oramai è di sole 43 mila punture al giorno, che intaccano poco il muro dei 6,94 milioni di non vaccinaci. E stupisce il fatto che fino a mercoledì erano appena 58.545 le quarte dosi somministrate agli immunocompromessi, pari al 7% di chi infettandosi rischia più di chiunque altro. Intanto da oggi scade il protocollo tra Commissario per l’emergenza e farmacie, che aveva ridotto a 15 euro il costo del tampone rapido. A 8 euro quello per gli under 12, mentre i non vaccinabili per motivi sanitari erano esenti. Un mancato rinnovo che cade proprio in una fase di risalita dei contagi che ha spinto gli italiani a fare anche più test. E con il caro energia che impazza non sarebbe proprio un bei regalo veder risalire itest a 20-35 euro. Il ministro Speranza si dice convinto che le farmacie non ritoccheranno verso l’alto ² prezzi e una raccomandazione in questo senso è stata fatta a mezzo di circolare da Federfarma, che rappresenta il 96% delle delle farmacie private.