Vincenzo De Luca chiede il pugno duro, la repressione anche per i più giovani, dopo i fatti di sangue di Mergellina. E lo fa appellandosi al Governo di centrodestra e polemizzando ancora una volta con il suo partito, il Pd—su cui, la scorsa settimana, aveva anticipato che avrebbe, a breve, scagliato la sua invettiva (ma evidentemente attende la riunione della direzione nazionale) — e con la sinistra: colpevoli, secondo lui, di assumere un atteggiamento sin troppo tollerante, se non cieco. L’emergenza giovanile
«Nel corso di questi anni—ha esordito dalla sua finestra social
del venerdì — è cresciuta in Italia una vera e propria
emergenza giovanile ed educativa.
Avremmo bisogno di
un grande sforzo collettivo,
educativo e formativo, ma anche
di nuove misure repressive
». Il presidente della Regione
ha fatto riferimento sia all’omicidio
di Francesco Pio
Maimone, nella zona degli
chalet di Mergellina, il ragazzo
totalmente estraneo alla rissa
tra due gruppi dalla quale sono
partiti i colpi di arma da
fuoco che lo hanno ferito a
morte; sia della morte del ventenne
Antonio Gaetano, ritenuto
vicino al clan Calone-
Esposito-Marsicano, morto in
ospedale a dieci giorni dall’agguato,
sempre a Mergellina
nel quale era rimasto coinvolto.
«Sono gli ultimi due episodi
— ha detto De Luca, esprimendo
vicinanza alla famiglia
Maimone—di una situazione
drammatica che riguarda la
condizione giovanile nel nostro
Paese. È un problema relativo
all’emergere di microdelinquenza,
di piccole bande
che si affrontano di notte, nelle
ore della movida».