La mediazione sulle misure va avanti e adesso il decreto di luglio per arginare l’onda Delta del virus prende corpo. Da un lato puntando sull’uso allargato del green pass, anche se non così esteso come il modello Macron. Dall’altro scongiurando nuove chiusure con l’allentamento dei parametri che portano le regioni in giallo e poi in arancione e rosso. Questo inserendo accanto al parametro dell’incidenza dei casi quello dei letti occupati da pazienti covid negli ospedali. Con soglie però più basse di quelle auspicate dalle regioni, «per evitare di intervenire quando oramai è già troppo tardi», spiegano i tecnici della Salute. Lo schema che si va definendo è questo. In fascia bianca si resta con meno di 50 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti, valore che diverse regioni corrono il rischio di superare già la settimana prossima. In giallo ci si colora quando l’incidenza dei casi è nella forchetta 50-149, ma solo se si raggiunge il 5% di letti occupati in terapia intensiva e il 10% nei reparti di medicina, ánche se le regioni propongono soglie doppie rispetto a quelle messe a punto dalla Salute. In arancione si va con un’incidenza fra 149-250 casi e 20% di letti occupati in terapia intensiva e 30% nei reparti di medicina. In rosso lockdown si entra quando l’incidenza supera quota 250 e l’occupazione dei posti letto è del 30% in terapia intensiva e del 40% negli altri reparti. Con questo schema a rischiare di finire in giallo resterebbero la Toscana e la Sicilia, che hanno più del 3% dei letti occupati in terapia intensiva, seguite da Lazio e Liguria appena sotto il 3. Per evitare che qualche regione sottostimi volutamente l’incidenza dei casi potrebbe essere introdotta anche una soglia minima di tamponi da eseguire in rapporto al tasso di circolazione del virus. Ma l’allentamento dei parametri che Speranza illustrerà a Draghi nella cabina di regia, prevista tra martedì e mercoledì, va di pari passo con l’uso esteso del green pass in tutte le situazioni e i luoghi affollati a maggior rischio di contagio. Resta da capire se tra questi rientri no anche bar e ristoranti. Cts e Salute sono per richiederlo quando si pasteggia o si sorseggiano caffè edrink al chiuso. Ma l’idea non piace affatto non solo alla Lega ma nemmeno ai Cinquestelle. E così avanza la mediazione della forzista titolare degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, che il certificato verde lo farebbe richiedere nei servizi di ristorazione solo nelle aree più a rischio, arancioni e rosse. Per il resto il green pass si confermerebbe obbligatorio per andare a trovare i parenti in Rsa, partecipare a cerimonie e banchetti, così come a spettacoli ed eventi sportivi con un pubblico di oltre mille persone all’aperto e 500 al chiuso. Ma negli stadi si potrebbe tornare al tutto esaurito o quasi, perché l’idea, nella componente di centrodestra del governo, è consentire gli ingressi solo con il pass ma eliminando il limite delle presenze al 25% della capienza degli impianti. Idea che piace, inutile dirlo. Niente da fare, almeno al momento, per la riapertura delle discoteche, giudicate troppo pericolose anche con il certificato verde, che nel caso dei giovanissimi non vaccinati sarebbe limitato al meno sicuro tampone rapido. Il pass sarebbe obbligatorio anche per saure su navi, aerei, treni e pullman a lunga percorrenza. Molto difficile che venga esteso anche a bus e metro, dove i controlli sarebbero di fatto impossibili. Poi sempre con il Qr code ben in vista si potrà entrare in palestre e piscine, partecipare a fiere e congressi, andare al cinema o al teatro. Resta il problema dei non vaccinati, che per fare un po’ di vita sociale dovrebbero ogni volta sotto porsi alla spesa del rampone.