Che cosa fare quando una classe va in quarantena? Come parlare di morte e malattia ai piu’ piccoli?
Save the Children nei mesi della pandemia ha aperto un servizio
di consulenza psicologica per i genitori e per le famiglie e un
gruppo Facebook per rispondere a queste e ad altre domande, come
spiega  la psicologa dell’Unita’ di emergenza
responsabile di questo servizio.
“Prima di tutto, attraverso colloqui telefonici abbiamo cercato
di aiutare i genitori a capire quale e’ la maniera migliore di
approcciarsi a bambini e ragazzi in questo periodo, offrendo
loro un sostegno psicologico – spiega Erika Russo -. Poi
abbiamo strutturato un gruppo facebook che si chiama proprio
‘Supporto psicologico ed emotivo per famiglie’, cui hanno
aderito attualmente circa 2000 persone iscritte.
Le domande piu’ frequenti – continua la psicologa – erano
principalmente quelle legate alla difficolta’ della gestione di
alcuni atteggiamenti nuovi, diversi, perfino preoccupanti dei
bambini. Si trattava soprattutto di comportamenti un po’
regressivi, bambini di 5 o 6 anni che tornano a dormire nel
lettone con i genitori o perfino a bagnare il letto,
comportamenti di rabbia e aggressivita’ apparentemente
immotivata, difficolta’ nell’addormentamento, incubi notturni,
risvegli notturni improvvisi”.
Un aspetto importante e’ quello che arriva i bambini
dall’esposizione a telegiornali in cui si parla di centinaia di
morti e decine di migliaia di persone contagiate.
“Questo e’ un tema centrale – sottolinea Russo -: l’esposizione o
la sovraesposizione a notizie probabilmente non adatte a tutti i
bambini o ad alcune fasce d’eta’ . Gli adulti devono sempre fare
da filtro, devono essere in grado di capire che cosa condividere
con i bambini. Non si puo’ negare o mentire su quello che sta
succedendo e non e’ neanche giusto. Anzi dire la verita’ ai propri
figli e’ importante nella relazione genitore-figlio ma lo e’
altrettanto non esporli in maniera diretta a informazioni che
non sono in grado di gestire. E’ quindi e’ necessario sempre
spiegare loro che cosa succede in maniera semplice e senza usare
termini troppo difficili, perche’ questi potrebbero far aumentare
fantasie negative”.
Nel caso in cui il bambino si ritrova un amico positivo o e’ lui
stesso positivo, magari non sta male ma e’ automaticamente
portatore di virus, bisogna muoversi con prudenza.
“Il rischio di discriminare i bambini positivi all’interno della
classe purtroppo c’e’ – avverte la psicologa -, quindi e’
importante dare un’indicazione per gli insegnanti, prima di
tutto, ma anche per i genitori di tutti i bambini della classe.
È fondamentale far sentire la vicinanza, l’affetto, mantenere
sempre le relazioni con i bambini che purtroppo sono positivi,
soprattutto in un momento di quarantena forzata per la classe,
bisogna fare uno sforzo in piu’ per non isolare ulteriormente non
solo il bambino positivo, ma tutti i membri della classe”.
Resta il nodo della morte, un concetto che alcuni si trovano ad
affrontare per la prima volta. “Bisogna ricordarsi che tutti gli
argomenti possono essere discussi con i bambini, anche con i piu’
piccoli. Fa pero’ davvero la differenza il modo in cui parliamo
con loro, le parole che utilizziamo, il momento che scegliamo
per parlare di temi cosi’ forti come il lutto ad esempio per la
scomparsa di un nonno. I bambini – conclude – arrivano a capire
profondamente anche temi cosi’ generali come la vita, la morte e
le malattie. L’importante e’ come gli vengono spiegati”.