“Giovanni Paolo II mi disse che avevo usato il colore come cemento della fede, ieri  con Benetton il colore diventa cemento della democrazia” dice Jean Charles de Castelbajac, il settantenne stilista francese chiamato sei mesi fa alla direzione creativa di United Colors of Benetton. ieri  il debutto in passerella a Milano, alla vigilia della fashion week e nel giorno della morte di Karl Lagerfeld, che Castelbajac conosceva bene e ha voluto ricordare all’inizio della sfilata. E poi via con la ‘rainbow machine’ che è l’ispirazione della collezione per lui e per lei e dell’allestimento della sala, con i telai e le macchine da cucire azionati dagli artigiani del marchio della famiglia Benetton. E’ stato con Luciano Benetton – racconta Castelbajac – che “intorno a un tavolo abbiamo rifatto
il mondo”. Il riferimento è a un pranzo a casa dell’imprenditore veneto, organizzato da Oliviero Toscani, in cui i due hanno scoperto di avere “lo stesso Dna, l’idea del colore come forza
ed eleganza”. Ed ecco, dopo l’estate, la proposta di diventare
direttore artistico di tutte le linee, “una delle più belle
avventure della mia vita perché – dice lo stilista che in Italia
aveva già collaborato con Iceberg e Sportmax – sono di fronte a
una straordinaria ‘Rainbow machine’, una casa di alta moda per
tutti che porta avanti l’idea di una cultura e di una bellezza
democratiche”.
Per la sua prima sfilata per Benetton, Castelbajac ha portato
in passerella proprio l’arcobaleno, come aveva fatto nel 1997,
quando il Vaticano lo aveva chiamato come direttore artistico
per la visita del Papa a Parigi. Allora aveva vestito preti e
ragazzi nei colori dell’arcobaleno, preoccupandosi della
reazione dei religiosi, visto che sono anche quelli della
bandiera dei diritti omosessuali. Ma loro gli avevano risposto
che non c’è copyright per l’arcobaleno, così come oggi lui dice
che “non c’è copyright per il colore: il motto United Colors of
benetton non è mai stato così moderno – dice – perché il colore
serve a riunire gente di ogni tipo ed età”. Ed è un casting
multietnico quello che porta in scena la collezione per il
prossimo inverno – di cui un assaggio è già in vendita in alcuni
negozi, dallo store di piazza Duomo a Selfridges a Londra. Ecco
il nuovo piumino corto con il logo colorato, le calze a rombi,
gli stivali imbottiti a righe e la mini a pieghe verde prato. E
poi il completo in maglia jacquard con le calze a righe e il
passamontagna colorato, pensato per piacere ai millennial e il
pull con cappuccio messo con il bermuda largo e il piumino logo
nei colori della terra. “Questo è un progetto di stile e
bellezza a prezzi straordinari – spiega lo stilista – la
settimana scorsa abbiamo lanciato una T-shirt a 9 euro ma alcuni
pezzi arrivano a 300: la nostra non è fast fashion, noi pensiamo
a un guardaroba perenne a prezzi giusti”. Per lanciarlo sul
mercato, la comunicazione è stata affidata a Oliviero Toscani,
che ha anche collaborato alla sfilata, la prima del brand dopo
lo show celebrativo per i 40 anni che si è tenuto a Parigi nel
2006. Domani il via alla fashion week ufficiale, con
l’attesissima sfilata di Gucci ma anche quelle di Moncler, N21 e
Alberta Ferretti.