Emergenza Covid e cure fai-da-te. Quali sono le difficoltà nell’assistenza domiciliare che oggi spingono tante persone a organizzarsi da soli per fare i tamponi e le terapie. In attesa di una chiamala dl Asl  che tarda.  «Tamponi e cure a casa: noi abbandonati al fai da tè ‘ ^Napoletani colpiti dal coronavirus «Dalla Asl nemmeno una telefonai e i loro familiari raccontano le difficoltà L’esito del test soltanto dopo 9 giorni. Loro sanno cosa significa emergenza Covid e cure fai-da-te. Quali sono le difficoltà nell’assistenza domiciliare, vissute in prima persona, che oggi spingono tanti altri napoletani colpiti dal virus a organizzarsi da soli per fare i tamponi e le terapie, a raggiungere l’ospedale direttamente, a bordo di ambulanze private oppure in automobile. Di giorno e di notte , in fila davanti al pronto soccorso. Senza aspettare indicazioni dei medici dell’Asl o del 118. Testimonianze che possono aiutare a migliorare l’organizzazione del sistema sanitario. Numeroso, gentilezza e stile, da anni lavora per l’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, Racconta al telefono: «Mercoledì scorso mi sono svegliata con la febbre e ho fatto il tampone, contattando un laboratorio privato tra quelli autorizzati dalla Regione Campania. Conclamata la malattia, il mio medico di famiglia, che è anche una amica premurosa, ha inserito il referto in piattaforma. E, il giorno stesso, ho iniziato la terapia, grazie all’affetto di tanti professionisti che conosco e lavorano in prima linea». Lei abita a Posillipo, la sua Asl di riferimento è la Napoli 1 Centro. «Ma, dall’azienda sanitaria, non ho ricevuto una sola telefonata. Ne di indicazioni sul da farsi, ne per chiedermi informazioni, in modo da limitare il rischio di nuovi focolai. Difatti, due giorni dopo, anche mio marito ha accusato i sintomi dell’infezione ed eseguito il test (stessa procedura fai-da-te). Però, prima che ciò avvenisse, ho avvisato io il condominio per provvedere alla sanificazione del palazzo, e il salumiere e gli altri contatti di prossimità». A distanza di cinque giorni dalla diagnosi, Numeroso avverte: «II sistema di sorveglianza sanitario, che dovrebbe tracciare ed evitare ulteriori contagi, è praticamente inesistente.