II rischio maggiore è di chiudere o persino indebitarsi perché «la riapertura delle attività prevista dal governo il primo giugno è inaccettabile». Il grido di protesta del comparto acconciatori e centri estetici in Campania è una «emergenza lavorativa e sociale.
C’è chi ha «pianto dalla rabbia» quando il premier Conte ha rinviato l’apertura della propria attività come Salvatore De Maria, 40enne napoletano che ha già messo in conto di chiudere uno dei suoi negozi. Salvatore e il socio Francesco Bottone hanno pubblicato una foto che li vede incatenati dentro uno dei loro negozi, in segno di protesta. «Siamo prigionieri dello Stato» è il loro grido di dolore raccontato da Luongo. La soluzione pratica, proposta da Casartigiani, riguarda la «richiesta di annullare i contributi previdenziali per i dipendenti per il 2020, facendo recuperare successivamente, dal 2021, parte delle quote mancate in maniera graduale», spiega Luongo che condivide l’idea di “un anno bianco” che potrebbe leggermente allungare l’età pensionabile ma salvare le aziende. «In questo settore è più difficile recuperare il lavoro perduto perché non si producono beni ma servizi spesso collegati anche a cerimonie ed eventi» spiega Luongo che specifica come «si tratti di attività già attrezzate per la sterilizzazione e sanificazione, che sarebbero solo da implementare e per le quali si attendono norme disciplinanti. Nel frattempo dilaga «l’abusivismo domiciliare che viene esercitato dalla stessa categoria, mettendo a rischio la salute collettiva e la sopravvivenza delle attività che rispettano la legge