Si chiama “Autismo in Rete”, e’ stato messo a punto dall’equipe multidisciplinare della onlus
“Rete per il Sociale” di Roma ed e’ un modello “low cost” per la
gestione dei disturbi da spettro acustico, dei quali per
l’Istituto Superiore di Sanita’ in Italia e’ affetto un bambino
ogni 77, mentre secondo il Centro per il controllo e la
prevenzione delle malattie nel mondo il rapporto e’ di uno ogni
59.
Il progetto, il cui varo pubblico coincide con la
celebrazione della “Giornata mondiale della consapevolezza
sull’autismo” promossa per il 2 aprile dalle Nazioni Unite,
parte in via sperimentale dalla Sardegna, in particolare da
Sassari e Olbia, e dal Messico, a iniziare dalla capitale: Citta’
del Messico. Nell’Isola l’iniziativa coinvolge nella prima fase
25 famiglie, 100 invece in Messico. La diagnosi di autismo e’
spesso tardiva e una volta individuato il disturbo la terapia ha
costi insostenibili, con trattamenti comportamentali da mille
euro al mese. Nonostante l’autismo sia incluso nei Lea, i
Livelli essenziali di assistenza, il sistema sanitario nazionale
non riesce a soddisfare le richieste, cosi’ madri e padri devono
ricorrere ai privati.
L’e’ quipe di “Rete per il Sociale” – composta da
neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti – ha ideato
un approccio che dimezza le spese, senza inficiare la qualita’
dell’intervento, attraverso la formazione e il coinvolgimento
attivo di genitori e insegnanti e sessioni del bambino con gli
specialisti. L’obiettivo e’ di estendere il modello ad altre
regioni italiane e altri Paesi in cui diagnosi e trattamento
incontrano ostacoli. Il progetto pilota in Sardegna e’ finanziato
dalla Fondazione di Sardegna, in Messico dalla Conferenza
episcopale italiana e dalla Congregazione Don Guanella. La regia
e’ della onlus fondata da Stefano Vicari, ordinario di
Neuropsichiatria infantile alla Cattolica e primario al Bambino
Gesu’ , Daniela Guitarrini, psicoterapeuta
cognitivo-comportamentale, e Deny Menghini, psicologa clinica
della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza
dell’ospedale pediatrico capitolino.
“Intervenire subito e’ tutto, individuare tempestivamente un
soggetto autistico influisce sul suo sviluppo”, spiegano i
promotori del pogetto. Insegnanti e figure sanitarie vengono
formate per identificare rapidamente i segni precoci. Poi i
genitori vengono preparati a tecniche di ‘parent coaching’ che
consentono di interagire in modo efficace coi figli e
comprendere la loro percezione del mondo circostante. Le sedute
settimanali tra paziente e specialista hanno dimostrato
efficacia nel ridurre la gravita’ del disturbo e fornire ai
genitori competenze utili per seguire i figli con una nuova
consapevolezza”.