L’arte dei gelatieri italiani deve diventare patrimonio dell’umanita’, come lo e’ diventata quella dei pizzaioli. A pensarla cosi’ e’ Roberto Troiani, Maestro gelatiere di Cocciano, frazione di Frascati, a cui si devono i
primi gelati fatti con il mosto del vino per valorizzare gli uvaggi dei Castelli, come il Cannellino, la Malvasia e il Cesanese; un’idea che ha poi preso piede, estendendosi a tanti alti vitigni autoctoni locali.”Avere il riconoscimento dell’Unesco e’ una battaglia sostenuta anche dalla Cna, occorre crederci e impegnarci sino al successo”, sottolinea Troiani che da oltre 20 anni fa ricerca e innovazione di prodotto nel suo laboratorio. Tanto da essere stato interpellato da aziende giapponesi per insegnare l’arte del gelato nella versione al Sake’. Una maestria che merita di diventare patrimonio dell’umanita’, anche per meglio rimarcare il ruolo del saper fare un prodotto gastronomico diventato globale.I numeri della gelateria artigiana italiana, del resto, sono di
tutto rispetto: 39 mila laboratori su 60 mila aperti
complessivamente in Europa. E l’Italia e’ il primo Paese al mondo
che ha visto il predominio del prodotto artigianale su quello
industriale. Dietro quest’eccellenza italiana ci sono
sicuramente le materie prime di alta qualita’ ma soprattutto c’e’
la sapiente maestria degli artigiani.