Scuola, frenano le Regioni crescono i timori dei docenti = La ripartenza fra dubbi e paure
Insegnanti e dirigenti scolastici alle prese con il rebus delle nuove regole: dagli spazi che mancano ai test sierologici. E chi ha patologie croniche chiede di non salire in cattedra per timori di contagio
Contagi ancora in salita a quota 1.411. Mascherina obbligatoria a Parigi, multe a Berlino Scuola, frenano le Regioni crescono i timori dei docenti .Mentre sembrano via via andare verso una soluzione i nodi tecnici sulla riapertura della scuola, crescono le preoccupazioni politiche non solo del governo, ma anche dei presidenti delle Regioni. n primo, ieri, a dare un segnale d’allarme è stato il governatore campano Vincenzo De Luca: «Nelle attuali condizioni aprire il 14 settembre non è possibile, vedremo cosa riusciranno a fare nelle prossime due settimane», dice facendo il paio a una nota dei sindaci della Regione in cui si chiede di rinviare tutto a dopo le elezioni. E se in altre circostanze le “accuse” dei governatori sembravano avere come obiettivo le lentezze dell’esecutivo e dei tecnici, sta volta le preoccupazioni sembrano essere locali, legate alle reali capacità degli istituti di riaprire m sicurezza. Crescono intanto i contagi, con l’età media scesa a 29 anni. Primo piano alle pagine 4, 5 6 e 7 La ripartenza fra dubbi e paura Insegnanti e dirigenti scolastici alle prese con il rebus delle nuove regole: dagli spazi che manca’) ai test sierologici. E chi ha patologie croniche chiede di non salire in cattedra per timori di Verona Questa volta . Non può passare l’idea che ci sono centinaia, migliaia di insegnanti che per paura non vogliono tornare a scuola e magari preferiscono le lezioni da remoto. È assolutamente falso». Alza la voce Sandra Biolo, segretaria regionale della Cisl Scuola. È vero, invece, che ci sono docenti colpiti da gravi patologie – il diabete, l’asma, l’allergia, il tumore ed altre ancora – che sono preoccupati dei rischi a cui vanno incontro e stanno formalmente chiedendo di essere esentati dall’insegnamento. E tra questo personale ci sono anche degli amministrativi. La direttrice dell’Ufficio Scolastico Regionale, Carmela Palumbo, spiega che si tratta di «un problema attuale». Peraltro non ancora quantificato. Sono 70 mi la i docenti in Veneto, il 30 per cento sono precari e riceveranno la nomina solo tra à 1 ed il 14 settembre. Risultano, dunque, ben 21 mila. Una quantità enorme. Anche qualcuno di loro potrebbe fare un passo a lato. Prendiamo il caso dell’Istituto comprensivo di San Martino Buona ibergo, in provincia di Verona, la dirigente Anna Paola Marconi ha 1.500 allievi, 180 insegnanti, una ventina di amministrativi. «So che più di una trentina soffrono di patologie e sarebbero a chiedere, in queste condizioni di possibile contagio, l’aspettativa. Mal’aspettativa Covid non esiste. All’inizio della pandemia è stato autorizzato il congedo parentale, attraverso la ” 104″, raddoppiata da 3 a 6 giorni al mese. Ma fino ad oggi manca anche questa opportunità». La professoressa Marconi ha compiuto una puntuale ricognizione fra le disposizioni dell’Istituto superiore di sanità, del Cts, del Governo . «Ho trovato un recente riferimento generico alla categoria dei “lavoratori fragili”, manca però una checklist con le patologie contemplate e non è chiarito neppure chi certifica che costoro non possono stare in classe. Devono essere inviati all’esame di una commissione medica regionale, ma il primo posto libero arriva dopo 6 mesi. E nel frattempo? I ‘fragili’ devono rimanere a casa, in malattia, oppure essere collocati in qualche altro servizio? E, in ogni caso, chi e come darà copertura ai loro posti?». Alberto Raffaelli dirige l’Istituto di formazione professionale Di effe diValdobbiadene, tra i più vivaci del Veneto. «Il problema delle fragilità colpisce sia gli allievi che il personale docente ed amministrativo. È ovvio che chi ha delle patologie a rischio è saggio che si riguardi; speriamo che al più presto arrivino serie disposizioni da Roma. Tanti insegnanti, invece, dicono di temere il contagio per la preoccupazione di trasmetterlo magari a familiari in fragilità, piuttosto che incubarlo loro stessi. È evidente che ogni Istituto ha assunto delle precauzioni. Non solo il distanziamento,
e mascherine, l’igienizzazione, le finestre aperte, ma anche le lezioni scaglionate, cosi pure la ricreazione». L’importante per chi ritoma a scuola è un’adeguata forma- • Le 1 In Sicilia aule dalle diocesi È stato firmato ieri, presso l’Arcivescovado di Monreale, il protocollo d’intesa tra l’assessorato regionale all’Istruzione, la Conferenza episcopale siciliana e l’Anci, finalizzato all’utilizzazione, in comodato d’uso, di spazi parrocchiali ed edifici ecclesiastici da destinare all’accoglienza degli studenti. Una decisione presa in vista della ripresa delle attività didattiche nel rispetto delle misure anti Covid19. Presentì, tra gli altri, l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, e il sindaco Leoluca Orlando, per Anci Sicilia. zione, insiste Raffaelli, «alla corresponsabilità». A questo punto scatta un’altra difesa da parte della dirigente della Cisl. «Non è assolutamente vero – tiene a dire Biolo – che tanti insegnanti si rifiutano di fare il test rapido. È vero, invece, che per disposizione dei competenti organi del Governo i precari non possono farlo se non hanno la nomina. Gli altri sì e in gran numero costoro, dal 24 agosto hanno cominciato a prenotarsi». Sullo sfondo, come non bastasse, la proteste di un’altra categoria che potrebbe complicare ancora di più’ la riapertura delle scuole: quella dei medici di base chiamati ad effettuare test (gratuiti e su base volontaria) a tutto il personale docente. Ad oggi solo il 50% dei medici hanno risposto alla chiamata dicendosi disponibili ad effettua- Nel Pavese si inizierà prima A Mortara, nel Pavese, un istituto comprensivo ha deciso di cominciare le lezioni una settimana prima del previsto. Per tutti (dalla scuola dell’Infanzia alle medie), la campanella suonerà alle 8,30 del 7 settembre anziché ¡I 14. Unica eccezione, i bambini di prima elementare che arriveranno la settimana dopo. Si tratta di un Impegno non da poco considerando che solo alle elementari ci sono almeno 650 alunni e oltre 560 alle medie. rè i test (test effettuati ad oggi su 10 mila insegnanti, circa il 10% del totale). Gli altri si sarebbero rifiutati parlando di rischi, dell’eccessivo carico di lavoro e della mancanza di un corrispettivo economico.