A cura di Valentina Busiello:

Rettore Gianmario Verona, ci parla della formazione, la ricerca, i progetti, i modelli di sviluppo del futuro illustrandoci la Bocconi, Università per eccellenza?

Nel mondo dell’Università, uno dei temi fondamentali per il futuro è garantire un forte investimento nella ricerca scientifica, ciò che contraddistingue il mondo dell’accademia rispetto a quello della scuola. L’università è creazione di nuovi modelli e forme di conoscenza nei vari campi disciplinari, che, naturalmente, sono poi divulgati attraverso la didattica. In passato ci siamo dedicati un po’ troppo a immaginare l’università come una prosecuzione del liceo, come un momento pedagogico di insegnamento e facendo meno leva sulla parte della creazione di nuova conoscenza, una parte fondamentale che in questi anni stiamo finalmente rivalorizzando. Lo stiamo facendo, in alcuni atenei, attraverso una visione dedicata. Un contributo fondamentale alla ricerca sono i fondi stanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Si tratta di un vettore fondamentale per la crescita accademica, con un risvolto molto positivo: la ricerca scientifica è alla base delle capacità tecnologiche e di innovazione del Paese, che sono correlate alla crescita economica.

L’innovazione tecnologica, il futuro di un Paese, verso uno sviluppo sostenibile. Rettore Verona, ci illustra gli sviluppi futuri in termini di ricerca che si svolge alla Università Bocconi di Milano?

La Bocconi è una Università dedicata al macro-mondo delle scienze sociali. Nasce come Università di economia, ma via via si è evoluta dedicandosi anche alle materie politiche, giuridiche e alla computer science. Un’evoluzione che negli ultimi 20 anni si proietta verso il mondo dell’informatica, della statistica avanzata, dell’intelligenza artificiale. Negli anni ci sono stati dei grandi cambiamenti, anni epocali che abbiamo vissuto e stiamo tuttora vivendo: le nostre discipline sono state pervase sempre di più dai big data, che sono un po’ il prodotto della trasformazione digitale e che ci permettono di analizzare ancora meglio il comportamento degli agenti economici, agenti politici, che entrano di prepotenza anche nel campo del diritto. Questo ha richiesto una grande innovazione anche dal punto di vista della creazione di tutta una serie di competenze nuove che avevamo solo parzialmente in casa. All’Università Bocconi abbiamo realizzato un Dipartimento di Computing Sciences (Scienze Computazionali), che prima non avevamo. Abbiamo lanciato una serie di corsi che hanno a che fare proprio con questa modellistica. Abbiamo un corso di laurea in data science e un corso di laurea in scienze matematiche e computazionali per l’intelligenza artificiale in lingua inglese.

Rettore, ci parla delle professioni del futuro?

Ad oggi, tutto il mondo del lavoro sta cambiando. Le professioni del futuro dipenderanno dalla profonda trasformazione che i big data e gli algoritmi stanno imprimendo alla società. È proprio per questo che negli ultimi anni abbiamo scelto di rendere obbligatorio lo studio del coding per le matricole di tutti i corsi di laurea della Bocconi. In modo tale che tutti, anche chi sceglie un percorso di giurisprudenza, di scienze politiche o di economia, possa acquisire competenze in più indispensabili nel mondo del lavoro di oggi e del futuro. Il coding, oggi, è ciò che l’inglese era qualche anno fa: deve rappresentare la base.

La sua disciplina di studio?

L’economia dell’innovazione. Nello specifico, studio il modo in cui le aziende favoriscono i processi di innovazione. Recentemente, sono stato nominato Presidente dell’Istituto di Ricerca di Milano, lo “Human Technopole”, un importante istituto di ricerca sulla medicina personalizzata e preventiva. Il mio obiettivo è contribuire al suo sviluppo anche sul fronte della ricerca.