Sono oltre mezzo milione gli italiani colpiti ogni anno da infezioni ospedaliere. La probabilita’ di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero e’ del’6%. Dati che pongono l’Italia all’ultimo posto in Europa.
I decessi invece, un numero stimato intorno agli ottomila stando ai dati dello European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), secondo altre stime intorno ai 10mila. Emerge da un focus di Motore Sanita’ sul tema della prevenzione delle infezioni ospedaliere. “Le infezioni correlate all’assistenza, quindi anche quelle in ospedale, che sono resistenti agli antibiotici sono circa 10mila l’anno in Italia-spiega Alessandro Cassini, Infection, Prevention and Control Global Unit Oms- in tutta l’Ue sono 33mila. Un terzo delle morti dovute a antibiotico resistenza in Ue avvengono in Italia. C’e’ un problema sia di infezioni antibiotici resistenti sia di quelle correlate all’assistenza. In ospedale si ha piu’ alto rischio di contrarre un’infezione resistente agli antibiotici. Molti degli interventi per ridurre il problema riguardano sua la gestione dell’antibiotico, darne cioe’ meno, quando serve. In un ospedale
italiano al 44% viene prescritto un antibiotico, in Svezia al
20%. Ma e’ una cosa impossibile da raggiungere in Italia questa
percentuale”. “Nel 2017 – aggiunge Cassini- e’ stato pubblicato
il piano di contrasto all’antibiotico resistenza, che comprende
anche la prevenzione e il controllo delle infezioni correlate
all’assistenza. In Italia pero’ ho visto tante linee guida
diverse, che cambiano radicalmente da una parte all’altra, ci
vorrebbe omogeneita’ a livello nazionale”.L’obiettivo di una
discussone sul tema e’ definire un documento programmatico che si
propone di prevenire il 30% delle infezioni correlate
all’assistenza, come evidenzia Claudio Zanon, direttore
scientifico di Motore Sanita’. “Il 30% delle infezioni – aggiunge
il senatore Antonio De Poli, Questore del Senato- si possono
prevenire. Bisogna agire concretamente attraverso un piano
strategico di prevenzione di valenza nazionale e un programma di
vigilanza omogeneo da Nord a Sud”.