Conte: “Lavoriamo per evitarlo, ma molto dipenderà dal comportamento degli italiani” Ieri 7.332 nuovi positivi, mai così tanti dall’inizio dell’epidemia. Record di tamponi, oltre 150. Un numero così alto di contagi in 24 ore, dall’inizio della pandemia, non si era mai visto: 7.332. Ma neanche un numero così alto di tamponi, oltre 152 mila. E dunque allarme si, anche perché oltre alla crescita (non più lineare e quasi esponenziale) dei casi, ora il 5 per cento, aumentano in modo consistente anche i ricoveri e le terapie intensive e anche le vittime. Ma paura no, perché dei 92 mila attualmente positivi in Italia ben il 95 per cento è asintomatico. E però i numeri da record registrati ieri, che riportano indietro alla terza settimana di marzo, bastano ad agitare lo spettro di un ipotetico generalizzato lockdown di Natale. «Credo che sia nell’ordine delle cose: si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo», l’analisi dell’infettivologo Andrea Crisanti. Ipotesi ventilata anche dal virologo Fabrizio Pregliasco per Milano o altre città in cui la curva dovesse impennarsi. Ma il premier Giuseppe Conte, a sole 24 ore dall’entrata in vigore delle nuove misure restrittive previste dall’ultimo dpcm, frena: «Io non faccio previsioni per Natale, io faccio previsioni in questo momento delle misure più adeguate idonee e sostenibili per prevenire un lockdown ma è chiaro che molto dipenderà dal comportamento degli italiani». I dati di ieri, dunque, restituiscono una fotografia non certo tranquilli ante della seconda ondata di coronavirus, ma nulla di paragonabile con la situazione di marzo. Non foss’altro perché i 6.557 nuovi psitivi del 21 marzo (il numero più alto che era stato registrato allora, ma a fronte di soli 26.000 tamponi, un quinto di quelli che si fanno adesso) erano tutti sintomatici e pure gravi; i ricoverati erano quasi 18 mila contro i poco più di 5.000 di oggi, e nelle terapie intensive c’erano 2.857 pazienti (di età media molto alta) mentre oggi ce ne sono solo 539. Per altro a fronte di un numero di posti disponibili che supera i 9 mila. E, soprattutto, il 21 marzo le vittime furono 793, ieri (seppure in crescita) 43. Proprio il continuo aumento delle terapie intensive ha già fatto scattare un campanello d’allarme anche se il punto di non ritorno è fissato al 50-60 per cento di occupazione dei posti disponibili. «Se cresce il numero dei contagiati e il numero delle persone negli ospedali e in particolare in terapia intensiva andre mo di nuovo in difficoltà», ammette Conte. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla Lombardia (ieri balzata a 1.844 contagi, 504 dei quali a Milano) e la Campania, con 818 nuovi positivi. Numeri alti anche in Veneto (+657) e Toscana (+575), ma raddoppiano i positivi anche Puglia e Marche. Frenano leggermente, nonostante l’aumento dei tamponi, Emilia Romagna, Piemonte, Liguria, Molise e Lazio, che resta però la regione con il più alto numero di pazienti ricoverati, ben 937.  Crescono i malatiin terapia intensiva Ma il dato è distante da quello di marzo: