La ”perfezione” del gusto che sposa la bellezza del paesaggio, non solo naturale. E’ un matrimonio scritto nel destino quello tra il mondo del vino e l’architettura, che dalla Napa Valley a la Rioja, passando per Langenlois, nel tempo ha stregato grandi star come Zaha Adid, Herzog e De Meuron, Frank Owen Gehry, Norman Foster. E che in Italia trova, da sempre, forse il suo terreno piu’ fertile. A raccontarlo e’ ”Cantine d’autore – Viaggio nell’architettura del vino” (ed. All Around, pp. 144 – 12,00 euro), guida scritta dalla giornalista Valentina Venturi, che dai Traminer dell’Alto Adige ai Cabernet Sauvignon carichi di sole della Sicilia, regione per regione esplora l’Italia dei filari e delle cantine disegnate dalle piu’ importanti firme dell’architettura mondiale. Un viaggio, diciamolo subito, non solo per gli amanti del vino e che anzi, tra botti, tradizioni secolari e storiche famiglie, racconta le due anime di un mondo votato al futuro e all’innovazione, ma ancora popolato da artisti, vinattieri, visionari e animali mitologici. Come la grande tartaruga che appare ai piedi delle colline di Bevagna, nel cuore dell’Umbria. E’ il carapace in rame disegnato da Arnaldo Pomodoro per la famiglia Lunelli e la sua nuova produzione di Montefalco e Sagrantino alla Tenuta Castelbuono. Sempre in Toscana, terra di vini tosti, ribelli, complessi, ”che non rispettano le regole”, come sottolinea nelle sue introduzioni lo scrittore e regista Paolo Zagari, ecco anche la cantina La Rocca di Frassinello dove una star mondiale come Renzo Piano ha progettato una struttura quasi completamente
sotterranea, che punta tutto sulla eco-sostenibilita’: si sfrutta la forza di gravita’ per il ciclo produttivo (la cosiddetta tecnica ”per caduta”) e la barriccaia sotterranea permette una climatizzazione naturale con notevole risparmio energetico. E poi ancora, il futuristico cilindrico semi-interrato dello svizzero Mario Botta (ispirato, pero’, alle antiche dimore toscane) per Petra Moretti a Suvereto, la cantina praticamente biodegradabile di Antinori e la prima volta nel vino di Gae Aulenti alla Tenuta di Campo di Sasso a Bibbona. Una ”febbre” che, puntando sulla valorizzazione del contesto circostante, ha portato con se’ un fiorire di neologismi: cattedrali del vino, eno-industria, eno-meraviglie, eno-nauti. E allora come definire la struttura di Castello Romitorio di Sandro Chia, dirompente
artista della Transavanguardia che ha mutato la sua cantina in una sorta di esposizione permanente? O come non lasciarsi affascinare dal design della Westway Architect alla Cantina S.
Margherita, dal 1935 culla del Pinot Grigio del conte Marzotto,
o dalle tecnologie della Cantina Terredavino, nelle Langhe,
progettata dall’architetto Gianni Arnaudo? Ma in Italia si va
anche a ritroso nel tempo, con la villa settecentesca di Andrea
Palladio, al cui interno si nasconde una segretissima cantina
dell’azienda vinicola Santa Sofia e dove il Valpolicella si
trasforma in Amarone. O in Sicilia, davanti al mare di Trapani,
dove tra pavimenti battuto di tufo e navate a sesto acuto che
stregarono anche Garibaldi, alla Cantine Florio nasce il
Marsala, eccellenza tutta Made in Italy, che pero’, si scopre,
deve il suo successo ai salotti inglesi di fine ‘700. Non manca
un pizzico di glamour, con un’appendice per le cantine di vip e
artisti diventati produttori di vino, da Adriano Celentano a
Stefania Sandrelli, Sting e Gianna Nannini