Piu’ di 260mila sono morte di cancro nei Paesi ricchi e privi di servizio sanitario pubblico, per colpa della crisi economica del 2008. La disoccupazione e l’impossibilita’ di pagarsi le terapie hanno portato a un picco di diagnosi tumori 1tardive e cure peggiori. A dirlo e’ l’analisi, pubblicata sulla rivista The Lancet e coordinata dall’Imperial College di Londra, relativa ai paesi Ocse, tra cui Usa, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito. Nei Paesi in cui c’era un servizio sanitario universale questo non e’ accaduto, evidenzia lo studio, mentre l’aumento si e’ avuto solo in Paesi come gli Stati Uniti, dove le terapie mediche sono pagate in gran parte dalle assicurazioni private e spesso dai lavoratori. Nello studio sono stati impiegati i dati della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’.
(Oms) sulla spesa sanitaria e la mortalita’ da cancro in oltre 70 Paesi dal 1990 al 2010. ”Abbiamo rilevato che l’aumento della disoccupazione – precisa Mahiben Maruthappu, coordinatore dello studio – e’ legato ad una crescita della mortalita’ da cancro, ma che la copertura sanitaria universale protegge da queste conseguenze. Questo si e’ visto nel caso di tumori trattabili, come quello al seno, prostata e colon retto”. Lo studio ha anche osservato che la spesa sanitaria pubblica e’ strettamente legata alla mortalita’ per cancro, suggerendo quindi che i tagli alla sanita’ possono costare delle vite. Per ogni aumento di punto percentuale di disoccupazione, i ricercatori hanno riscontrato 0,37 morti in piu’ ogni 100mila abitanti per tutti i tipi di cancro, e che la mortalita’ da tumore e’ aumentata parallelamente al taglio della spesa sanitaria pubblica. Cosi’ tra il 2008 e 2010 si stima siano morte 260mila persone in piu’ per tumori curabili, contro le 40mila decedute tra il 2000 e 2007, sempre nei paesi privi di copertura sanitaria universale.

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