II primo giorno dell’estate è stato quello dell’evasione di massa dalle nostre galere domestiche, Le spiagge sono affollatissime. Ma anche i prati sui pendii delle Prealpi vedono tovaglie disposte vicino agli alberi, con i bambini che tirano il pallone, e il nonno che ronfa sdraiato sul plaid. Le autostrade e le superstrade registrano code agostane. Ma non si lamenta nessuno. Ah la banale, ottusa normalità di noi imbecilli, che gioia prevedere le scottature. italiani affollano le spiagge Nel primo giorno d’estate, evasione di massa dalle galere domestiche, bisogna tornare a vivere. In Italia abbiamo settemila km di coste, se c’è qualche pirla che si diletta in abbracci e alitate sul volto del prossimo, la grandissima maggioranza si accontenta di respirare, di picchiare i piedi nell’acqua mai stata cosi desiderata e pulita. Non vediamo la tragedia. I menagramo dissentono. Con il ciglio alzato sostengono che gli italiani si sono buttati nelle braccia del virus, mandando a ramengo il meticoloso codice delle precauzioni, e cosi garantendosi il proliferare di focolai che si trasformeranno in autunno in rovinosi incendi. L’uso della ragione consiglia, nelle questioni gravi della vita, non di assecondare gli apocalittici, ma di riferirsi a chi è ritenuto il più avveduto dalla comunità internazionale degli specialisti e non abbia conflitti di interesse. Ebbene, tra i primi nella classifica delle pubblicazioni scientifiche a livello accademico globale, figura il professor Giuseppe Remuzzi, dell’Istituto Mario Negri. Questo luminare si è esposto, con ciò mettendo a repentaglio il prestigio accumulato in una vita, sostenendo che bisogna finirla con il panico