All’agricoltura non servono braccia rubate ma cervelli che pensano. E’ il messaggio lancia il
dirigente dell’Istituto agrario Ciuffelli di Todi, Gilberto
Santucci sul mensile Terra e Vita, entrando nel merito di come
gestire la mancanza di manodopera nel settore primario. L’aspro
confronto politico, infatti, secondo Santucci, “cade in
contraddizione: da una parte si parla di agricoltura 4.0,
precision farming e digital agricolture, con tutto un carico
necessario di innovazione e specializzazione, dall’altra si
pensa ad un’occupazione nei campi come ad una sorta di attivita’
punitiva, se non addirittura di rieducazione al lavoro (vedi le
proposte di utilizzo dei beneficiari del reddito di
cittadinanza)”. “Occorre che ci si renda conto che l’agricoltura
non ha bisogno soltanto di generica manodopera – spiega Santucci
– ma di personale qualificato, preparato e specializzato, con
competenze tecniche, agronomiche, di comunicazione”.
Da qui la proposta di coinvolgere periti agrari, agrotecnici
e laureati in agraria, visto il successo di questo indirizzi in
questi ultimi anni, che a loro volta, hanno bisogno di
confrontarsi fattivamente con le realta’ imprenditoriali. “Si
tratta di mettere a frutto questa reciproca esigenza – conclude
Santucci – sfatando anche quel pregiudizio culturale che il
lavoro dei campi tutti lo possono fare”. In sintesi sarebbe un
incontro tra le competenze teoriche e la pratica dell’attivita’
agricola.