Ravello Festival c’è stata una corsa per accaparrarsi gli ultimi biglietti pur di essere tra i 160 che potranno ascoltare dal vivo, stasera alle 20,30 nell’incanto del belvedere di Villa Rufolo, lo zar del podio con la storica compagine di San Pietrohurgo che guida da 32 anni e che da allora ha riportato ai massimi vertici mondiali. Visto il prestigio, l’appuntamento era stato scelto dal Ravello Festival per inaugurare la 68esima edizione, salvo cedere il posto all’ultimo momento a un doveroso omaggio a Ennio Morriconi. A causa della limitata capienza della platea per il distanziamento, la manifestazione della Fondazione Ravello, finanziata dalla Regione Campania e diretta da Alessio Vlad, trasmetterà il concerto sul maxi schermo in piazza Duomo della cittadina costiera e in diretta streaming sulla propria pagina Facebook. Non era così scontato avere Gergiev e il Mariinsky, viste le difficoltà dei viaggi internazionali e visto che il maestro è uno dei protagonisti indiscussi e più richiesti della musica. Stasera dirigerà l’orche stra – in organico ridotto e in assetto distanziato – nell’ouverture della “Cenerentola” di Rossini, nella “Sinfonia classica” di Prokofev e nelle due pagine di Debussy e Mendelssohn che nel 2019 rapirono gli spettatori del San Carlo. E lo stesso programma che ha suscitato entusiasmi due sere fa al Ravenna Festival per 1 ‘inte rpretaz ione profonda, la tecnica magistrale e quel fuoco improvviso che accende la musica: caratteristiche che da trent’anni identificano Gergiev e il “suo” Mariinsky. La scaletta copre l’arco di un secolo e richiama due fondamentali cambiamenti storico-politici: la “Cenerentola” è del 1817, due anni dopo il Congresso di Vienna, e la sinfonia di Prokof ève stata composta nell’anno della rivoluzione russa, il 1917. L’opera è però un omaggio ad Haydn: una pagina fresca ed elegante, da! chiaro impianto classico, ma non priva del ritmo scoppiettante tipico di Prokofev. Due spezzoni del concerto guardano invece al nostro Paese, con i temi brillanti e soavi della sinfonia di Rossini e con à “Italiana” scritta da Mendelssohn durante il Grand tour, un brano fatto di luminosi riflessi mediterranei e della travolgente allegria del “Saltarello” finale ispirato alle danze tradizionali del Mezzogiorno. Il “Prelude” di Debussy, inizio storico dell’impressionismo musicale, conferma infine la versatilità di Gergiev e dell’orchestra ç eli ‘affrontare i generi più diversi. li programma è diverso dai precedenti dello “zar” a Ravello. Due anni fa si dedicò a Stravinsky e Cajkovskij e nel 2005 propose “Aleksandr Nevskjj” di Prokofev con la Sinfonia n. 10 di Shostakovich e con alcune pagine di Wagner, autore che Gergiev ha riportato in Russia dopo il silenzio imposto dal regime. Ed è proprio il nume tutelare del Ravello Festival a legare il direttore russo alla cittadina costiera, tanto da fargli elencare tra i ricordi più cari che ha dell’Italia la serata ravellese del 1997 quando diresse Placido Domingo e Violeta Urmana nel “Parsifal” in forma di concerto