Di tutte le verità che saranno scritte sulla tragica storia nata nelle strade del Parco verde di Caivano, una sola è già certa: «Paola è morta per amore. Amava Ciro moltissimo. Il loro è stato un grande amore». Affacciata alla finestra al piano terra del condominio dove la ragazza aveva vissuto fino a un mese fa, prima di lasciare tutto per inseguire il suo fragile sogno di felicità, Flora osserva con gli occhi gonfi di lacrime l’addetto delle pompe funebri appuntare su un drappo il manifesto che annuncia i funerali, oggi, alle 16. «Quando lei non poteva uscire, si guardavano da qui; se uno si mette in questo punto esatto, si vede benissimo… . Due ragazzi innamorati contro ogni pregiudizio, vissuti in due palazzoni scrostati l’uno di fronte all’altro, e in mezzo un giardinetto con un altare dedicato alla Madonna, recinzioni abusive, la via solcata dai motorini delle vedette dello spaccio e da adolescenti senza casco, e ancora vecchie piste da bocce invase da immondizia. mobili abbandonati sui marciapiedi «Il problema non era che io non avevo lavoro. Per loro eravamo due femmine” racconta dalla clinica di Acerra dov’è ricoverato Ciro Migliore, il giovane transessuale che sabato notte ha visto morire sotto i suoi occhi la ragazza che amava dopo un tragico inseguimento da parte del fratello. «Mi diceva: non devi stare con mia sorella oppure ti ammazzo. Preferiva che lei morisse piuttosto che stare con me». E’ un fiume in piena, Ciro. «Veniva sotto casa mia e mi diceva che ini voleva tagliare la testa. Paola l’hanno picchiata”. Un legame ostacolato in ogni modo, accusa, fino a quella terribile sera: «Mi sono trovato il fratello di Paola dietro al motorino. Mi ha buttato il piede contro il mezzo, che sbandava. Paola hadetto a suofratello dismetterla. Lui non si è interessato a lei, voleva uccidermi. Mi ha picchiato. Se non fossi ruggito mi avrebbe ammazzato. Dovevo morire anche io- si dispera Ciro – vi prego fatemi vedere Maria Paola un’ultima volta». L’amore di Maria Paola, che aveva 18 anni appena compiuti, e di Ciro che, nata donna aveva saputo a 15 anni di essere maschio, era cresciuto in mezzo alle rovine, al centro di una aberrazione urbana. Un agglomerato di edifici destinati quarant’anni fa a ospitare i terremotati: di qua i napoletani, dove gli intonaci sono verdi, dalla parte opposta, dove le facciate sono gialle, «quelli di Caivano», e al centro come un faro in un deserto d’acqua- la parrocchia di don Maurizio Patriciello. «Lui per anni ci ha provato a cambiare le cose, ma è stato lasciato solo-raccontano gli abitanti – Questo è un posto dove la gente non sa come mettere un piatto sulla tavola e c’è chi non aspetta altro che uno perda il lavoro per proporgli di spacciare percento euro». «Giustizia, vogliamo giustizia, devono pagare tutti e tré fino alla fine dei loro giorni” urlano affacciate dai balconi le donne che vivono nella palazzina di Ciro. Dalla parte opposta sono rinchiusi nel dolore i genitori di Maria Paola e di Michele, accusato di avere provocato la morte della sorella lungo la stessa strada in cui, oltre vent’anni fa, ave va perso la vita in un incidente il padre di Ciro.