Dopo la morte del tredicenne i giovani, si parta proprio da Gragnano, la comunità di trentamila abitanti si mettano in campo nelle scuole con il corretto utilizzo dei nuovi canali, dei social», è stato l’appello del sindaco Nello D’Auria, in apertura del tour «Una vita da social» nell’ambito del progetto «Generazioni Connesse». Nell’aula magna della scuola «Fucini-Roncai erano presenti il ministro Patrizio Bianchi e il capo della polizia Lamberto Giannini, insieme all’assessore regionale all’Istruzione, Lucia Fortini, e al direttore generale dell’Ufficio istruzione Ettore Acerra. Poco prima, tutti erano in piazza Amendola, all’esterno del truck della Polizia, insieme alla dirigente del compartimento Polizia Postale della Campania, Maria Rosaría Romano, per parlare agli studenti di cyber-bullismo e dei rischi della rete. C’erano anche i compagni di classe di Alessandro. «Perché non parliamo di Ale?», ha chiesto qualche ragazzo. «Noi ripartiamo da Gragnano ha risposto il ministro Bianchi -, da una tragedia che ha colpito tutto il Paese. L’Italia riparta da qui nella lotta al bullismo. Riparta dalla scuola, che deve essere apertura e non esclusione. Anche nelle tragedie più grandi, i nostri ragazzi sono capaci di reagire dimostrando di voler capire. Per i ragazzi, stiamo facendo molto, lo stiamo facendo noi, la polizia, per dimostrare che lo Stato c’è». Il ministro ha parlato dell’importanza del buon utilizzo dei cellulari e delle parole . «Ma anche noi adulti dobbiamo essere capaci di ascoltare. Questo è il segnale forte che vogliamo dare. Il ministero ha creato il portale Elisa dove si caricano tutte le esperienze positive che devono diventare patrimonio di tutti. Ma non basta la scuola. Servono la famiglia e gli Enti locali; tutti dobbiamo far capire ai ragazzi che non sono soli”. In questa battaglia, che è soprattutto educativa, la polizia è in prima linea. «È importante essere a Gragnano – ha spiegato il capo della polizia Giannini – vicini a questa comunità, testimone di quanto sia pericoloso l’uso inconsapevole della rete e anche di come dei ragazzi, senza rendersene conto, possano fare del male. Serve tanta informazione, tanta prevenzione, soprattutto nelle scuole, per dare consapevolezza ai giovani che con un click si può aprire un mondo di conoscenza, ma sempre con un click si può aprire un mondo di violenza.