A Cura di Valentina Busiello:

Al Museo Ferroviario di Pietrarsa si è celebrata la “Festa del Ferroviere”, in occasione dei 182 anni dal viaggio inaugurale sulla prima linea ferrata in Italia, la Napoli – Portici, che ebbe luogo il 3 ottobre del 1839.
Le due giornate sono state un evento bellissimo, arricchito dall’esibizione di straordinari talenti, molti dei quali ferrovieri, con artisti delle più svariate discipline: attori, cantanti lirici, pianisti, fotografi, pittori. Tra concerti, mostre, commedie e percorsi dedicati ai bambini, anche una performance con gigantesche bolle di sapone messa in scena da un giovane ingegnere di Rete Ferroviaria Italiana. Tra luci, suoni, esibizioni artistiche nella splendida cornice del Museo che si affaccia sull’incantevole Golfo di Napoli, con la complicità del bel tempo, la festa dei ferrovieri è diventata una festa per tutti.
Anche il mio papà era un ferroviere – ci rivela il Direttore Orvitti – lavorando in quella che abbiamo sempre considerato una grande famiglia, svolgendo attività fatte di sinergie e capacità che hanno contribuito a rendere le ferrovie un bene della collettività. Noi della Fondazione FS abbiamo una mission ben precisa: quella della tutela del patrimonio, della storia e della cultura di questa azienda, da valorizzare e far conoscere ai cittadini e alle nuove generazioni. È fondamentale, e riteniamo importante far comprendere questo messaggio”.

Direttore Orvitti ci illustra i nuovi progetti in campo per il Museo di Pietrarsa, le nuove iniziative che sta approntando in sinergia con la sua grande famiglia, la grande squadra che c’è al Museo, sotto la sua attenta cura e delicata attenzione?

“L’obiettivo è quello di consolidare il ruolo del Museo in uno scenario internazionale. Traguardo che possiamo affermare di avere raggiunto con impegno e dedizione. Le caratteristiche che lo collocano tra i più apprezzati siti museali di storia ferroviaria nel mondo, sono senz’altro la posizione geografica, il clima, la quantità dei rotabili esposti, delle collezioni in mostra e il loro stato di conservazione e manutenzione. Tutto è frutto del lavoro e dell’attenzione che il team dei miei collaboratori, giovani preparati ed affiatati, selezionati sul territorio, svolge con passione. Elementi che credo di essere riuscito a trasmettere rimboccandomi le maniche e schierandomi al loro fianco ogni volta che è stato necessario, perché credo che solo dando il buon esempio si possano ottenere buoni risultati. Anche la connessione con la prima linea ferroviaria, tuttora attiva, fanno di questo Museo un luogo particolare e credo che sia l’unico al mondo ad avere una fermata del treno in corrispondenza dell’ingresso. Sono convinto che già dal momento in cui varcano il cancello d’entrata i visitatori percepiscano le emozioni che il Museo è in grado di trasmettere: storia, cultura e conoscenza espresse dalla presenza delle imponenti locomotive e dagli altri macchinari industriali esposti, testimonianza di un know-how che risale a 182 anni fa e che ha portato, attraverso le innovazioni tecnologiche a collocare le Ferrovie Italiane a livelli di eccellenza internazionale.

Come si realizza l’Integrazione tra passato e futuro? Che ruolo ha la tecnologia, in questo senso?

Grazie alle App per dispositivi portatili, come tablet e smartphone, si può avviare un file audio attraverso cui viene narrata la storia delle locomotive in corrispondenza di ciascun esemplare esposto. Inoltre, sono in corso lavori di sezionamento di una caldaia di una locomotiva per mostrare il suo interno e, con l’ausilio di un’animazione in realtà aumentata, sarà spiegato il suo funzionamento. Prevista anche la simulazione di movimento di una locomotiva che sembrerà proprio di veder viaggiare tra sbuffi di vapore, suoni e luci, mentre le ruote saranno azionate mediante rulli. Tutte esperienze affascinanti e da vivere assolutamente.
Stiamo adeguando l’intera struttura con innovazioni in linea con i programmi del PNRR che prevedono investimenti mirati in tema di sviluppo tecnologico e digitale. La Fondazione FS e il Museo di Pietrarsa non si faranno trovare impreparati.

Quali elementi innovativi si introdurranno?

L’idea è quella di digitalizzare tutti i sistemi. Alcune novità sono già disponibili, come la guida simulata di un treno.
Un convoglio del 1940 è stato attrezzato per realizzare un viaggio virtuale attraverso la Valle dell’Orcia in Toscana, linea realmente percorsa da quel tipo di treno. Entrando in cabina di guida, il visitatore, assistito da un istruttore virtuale, proverà la sensazione di essere realmente ai comandi del treno, osservando il paesaggio che gli scorre davanti grazie a filmati che proiettano le immagini del percorso sui finestrini. Il livello di realismo è straordinario. I passeggeri del treno, che nelle vetture aspettano il loro turno di guida, possono osservare dai finestrini le varie località attraversate durante un viaggio che unisce il Mare Tirreno all’Adriatico. A Trieste, infatti, la Fondazione FS sta allestendo un altro bellissimo e grande Museo Ferroviario. Ma non è tutto. Il viaggio “storico” fra Tirreno e Adriatico sarà a breve reale con il restauro dei lussuosi treni Arlecchino e Settebello che collegheranno i Musei di Pietrarsa e di Trieste Campo Marzio.
Poi, la carrozza postale del 1900 sarà dotata di un sistema in grado di mostrare come una volta si inviavano i messaggi. Quella carrozza di colore verde, sul cui fianco era presente una buca per le lettere, si trovava in una stazione dove ci si recava e si infilava la busta nella feritoia. Il treno con questo vagone, al cui interno c’era un piccolo ufficio postale, partiva per raggiungere le varie località dove la posta veniva poi smistata. In questo modo il messaggio impiegava molti giorni prima di arrivare al destinatario. Insomma, quel vagone era il Whatsapp dell’epoca! Mostrare questo ai giovani aiuta a comprendere meglio cosa significa innovazione tecnologica. D’altronde questo non è solo un Museo, ma anche il più grande Centro Congressi del Mezzogiorno. Abbiamo sistemi di videoconferenze che consentono di utilizzare applicazioni dedicate come Teams o Skype. Poco tempo fa abbiamo ospitato il G20 con 200 delegati provenienti da tutto il mondo e rendendo possibile la connessione anche con i Paesi Arabi e il Giappone.
Tra le novità tecnologiche che i nostri visitatori potranno trovare, ci saranno visori tridimensionali che faranno vivere l’esperienza del viaggio inaugurale del 1839 a fianco di Re Ferdinando e della sua famiglia!

Direttore Orvitti ci illumina con la sua idea?

Dialogare con tutti i luoghi di cultura facendo in modo che diventino “aperti”. Pietrarsa, in questo senso, fa da apripista, dando nuovo impulso ad attività che maggiormente hanno sofferto la crisi da pandemia: la danza, la musica, il cinema, lo sport. Abbiamo in animo l’avvio di sinergie con un centro sportivo per portare sul mare alcuni progetti di sport acquatici. Se poi si riuscisse a realizzare anche una vera e propria “rete” culturale dando la possibilità alle persone di accedere con costi ridotti, avremmo davvero realizzato qualcosa di importante. Il Museo di Pietrarsa fa già parte del Convention Bureau Napoli, che riunisce gli imprenditori in materia di Meeting Incentive Congress Events e mette insieme le industrie del turismo più accreditate per farle progredire. La nostra partecipazione ha portato una notevole conoscenza in campo ferroviario e questo potrebbe servire da sprone alle realtà industriali del territorio. La nostra ambizione è quella di portare Napoli nel mondo attraverso le Ferrovie.

Direttore Orvitti, al Museo Nazionale di Pietrarsa non solo parlano le Locomotive storiche ed innovative, ma a parlare sono soprattutto gli straordinari giardini del Museo con piante e fiori che arrivano da ogni Continente. Ci illustra in tema di tutela dell’ambiente come va eseguita?

Certo. Noi crediamo non solo nello sviluppo tecnologico ma anche, e soprattutto, alla tutela dell’ambiente.
Possiamo realizzarla attraverso la destinazione di vaste aree a coltivazioni di piante e fiori. Quante più aree verdi potremo avere nelle città, tanto più grande sarà il futuro della natura. In una metropoli come la nostra, in un agglomerato di un milione di persone, bisognerebbe spostarsi in modo quanto più ecologico possibile. Penso alle metropolitane, ai tram, che sono mezzi di trasporto collettivo a minore impatto ambientale e con i quali si dovrebbe poter raggiungere qualsiasi punto della città. Spero ci si possa arrivare presto.
Per tornare ai nostri giardini, il progetto iniziale è nato con l’Università degli Studi di Napoli Federico ll. Progetto che poi abbiamo sviluppato noi del Museo entrando nel network Grandi Giardini Italiani che ci ha consentito di crescere anche in questo campo.
Siamo praticamente sul mare e, con le aggressioni della salsedine, curare i fiori è complicato, ma con impegno, e grazie alla collaborazione di ditte specializzate, i risultati ci premiano.
Abbiamo iniziato con l’avere giardini dove era presente la vegetazione delle Isole, poi le piante provenienti da zone climatiche compatibili, rappresentative dei 5 Continenti. E ora abbiamo realizzato l’area delle bouganville, che guardano l’Isola di Capri, e dei limoni rivolti verso la Costiera Amalfitana.
E poi, nella zona degli artigiani, dove c’è il bellissimo bar, c’è una parte con fiori diffusi nell’area dei laghi, in rappresentanza dei Grandi Giardini del Nord Italia.

Direttore Orvitti, ci illustra questo meraviglioso Giardino Verticale, una parete con delle sacche dove vengono posizionate le piante al suo interno?

È un progetto importante. Volevamo realizzare una stazione che fosse unica e, non potendo modificare la parte strutturale, abbiamo deciso di intervenire in altro modo. E così è nata l’idea di impiantare su una parete esterna, quella che si affaccia verso i binari e la città, un giardino verticale in grado di filtrare le polveri sottili. Circa 5.500 piante che “respirano” continuamente, fanno in modo che l’aggressione di agenti atmosferici inquinanti provenienti dalla città sia in qualche misura arginata.
L’efficacia dei filtri naturali è testimoniata dalla costante pulizia operata sulle foglie delle piante che sono curate mediante un sistema di irrigazione concimante a ciclo continuo. Le piante, infatti, non sono nella terra ma sono tenute in vita da un sistema elettronico a goccia che, attraverso ugelli, provvede all’innaffiatura e alla pulizia. L’intero sistema è controllato periodicamente da tecnici specializzati.
Il giardino verticale, dunque, costituisce un altro piccolo gioiello di cui andiamo fieri. Come le ampie vetrate che sono state opportunamente collocate per dare più visibilità ad alcune aree, inclusa quella a protezione della stessa parete-giardino o quella da cui è possibile ammirare la parte frontale di un treno.

Direttore ci svela una news?

Più che una news, è un sogno nel cassetto. Vorrei riuscire a vedere la realizzazione di un approdo via mare che possa accogliere traghetti e grandi Yacht per una connessione anche via mare con il Museo, integrandosi alla rete ferroviaria e stradale. In tal senso sono state avviate trattative che possano fare in modo di tramutare in realtà una idea che mi affascina. Anche perché intorno al Museo di Pietrarsa si è sviluppata una serie di attività alle quali crediamo di avere contribuito in misura determinante, facendo da polo attrattivo di grande richiamo. E come il Museo, anche i Treni Storici di Fondazione FS stanno ridando linfa vitale ai piccoli borghi della nostra bella Italia con la riapertura di linee storiche trasformate in itinerari turistici per la promozione di prodotti enogastronomici dei territori attraversati. Il tutto con la tutela del Ministero del Turismo e della Cultura che ha promulgato una legge specifica. Possiamo, in definitiva, parlare di “Modello Pietrarsa” per indicare un processo virtuoso da esportare come “best practice” anche in altre realtà e da prendere a esempio per efficienza, onestà, qualità e cura dei particolari.

C’è un settore che ospita il food?

Tra i nostri compiti c’è quello di promuovere il treno. Cerchiamo, inoltre, di far comprendere cosa c’è dietro alla storia della Ferrovie Italiane e dei ferrovieri. Per fare questo, però, è necessario anche condividere gli interessi delle persone. Inclusi i gusti alimentari. Qui offriamo la possibilità di mangiare una buona pizza in un luogo esclusivo e riservato, oppure di degustare specialità enogastronomiche del territorio, prodotti caseari a chilometro zero, il vino, il buon caffè. E al tempo stesso c’è la possibilità di visitare i padiglioni e fare una tranquilla passeggiata tra i viali affacciati sul Golfo, inebriati dal profumo del mare e dei giardini. E non mi pare poco