Le reazioni I ristoratori: paghiamo per altri regole certe o non ci sarà la ripresa Daniela De Crescenzo I ristoratori chiedono un piano anti-caos. «La deregulation non è la carta vincente”, spiega Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Confcommercio, Gli fanno eco Aldo Maccaroni, presidente del comitato Chiaia Night e Baretti Falcone, e Ciro Scognamillo, proprietario di Poppellaal rione Sanità.  «Così è il caos, noi ristoratori abbiamo bisogno di certezze) Porzio, leader Fipe Confcommercio: róai Baretti alla Sanità, Sos al Comune regole uguali per tutti, servono progetti investite risorse, non possiamo aspetta. Daniela De Crescenzo Ristoratori nel caos. Dopo la sentenza del Òàã che sospende l’ordinanza sindacale del 4 giugno, e quindi le nuove norme sull’occupazione del suolo pubblico da parte di bar e ristoranti, tutti sono in attesa di nuove indicazioni. Con la speranza che questa volta si tratti di istruzioni precise e durature. Ma l’accordo su quali dovrebbero essere queste regole sembra lontano. Massimo Di Porzio, presidente di Fipe Confcommercio, è preoccupato: «La deregulation, come si è visto, non è la carta vincente. Adesso dobbiamo sederci tutti attorno a un tavolo e concordare progetti precisi». A suo parere fin dal principio andava fatto un progetto completo, studiando il territorio e contemperando le esigenze degli imprenditori e quelle degli abitanti. «Invece, ledichiarazionistampa hanno creato confusione -dice Di Porzio – e qualcuno ha utilizzato comportamenti non corretti. Nel weekend c’è stato anche chi ha messo tavoli e tavolini all’esterno senza aver presentato nessuna domanda come pure era previsto dall’ordinanza sindacale. Purtroppo, le dichiarazioni stampa hanno creato confusione». E anche Aldo Maccaroni, presidentedel comitato Ghiaia Night e Baretti Falcone, parla di caos: «Si è creato il solito pasticcio – sostiene – se, come mi pare di capire dall’ordinanza del Òàã, bisognava fare un passaggio in Consiglio comunale e redigere un regolamento, è necessario che l’amministrazione provveda subito». E il caos degli ultimi giorni? «Chi ha fatto come voleva senza chiedere le necessarie autorizzazioni ne pagherà le conseguenze», è perentorio Maccaroni. E anche Ciro Scognamillo, proprietario di Poppella, il bar pasticceria del rione Sanità che ha inventato il «fiocco di neve», non nasconde la preoccupazione. «Io non faccio sedere nessuno all’intemo del mio locale. È una misura di sicurezza necessaria specialmente adesso che sono stati riaperti i confini tra le regioni. Quindi, lo spazio estemo è per noi vitale. Ma se continuano a costringerci a questa incertezza e non ci danno tregua, soprattutto noi che gestiamo locali nei quartieri popolari, saremo sempre più in difficoltà. Io ho 36 dipendenti se non ci danno lo spazio sarò costretto a ricorrere nuovamente alla cassa integrazione». Ma anche “Poppella”, comeormai lo chiama no tuttti, invoca il rispetto delle regole: «È ovvio che se tutti sconfinano e la gente non può nemmeno camminare nasce il problema e piovono i ricorsi – -dice – e alla fine ci rimettiamo tutti». Che fare? «Bisogna che ci sia una nuova ordinanza che chiarisca che la deroghe per il momento non sono vigenti – sostiene il rappresentante dei baretti di Ghiaia e di via Anielo Falcone – E poi sarà necessaria una delibera approvata dal Consiglio comunale. Ma bisogna fare presto. Molti hanno investito in nuove attrezzature e non possono aspettare a lungo». Ilproblema sullosfondo ègrave:le nuove norme sul distanziamento sociale hanno costretto la gran parte dei ristoratori a ridurre il numero di posti a sedere e quindi si sono ridotti ² profitti già decimati dal lockdown. Per permettere a molti di andare avanti e di non chiudere l’attività, l’amministrazione comunale aveva previsto dellederoghe temporanee allenorme sull’occupazione del suolo pubblico, concedendo spazi più ampi e permettendo di sistemare tavolini anche dall’altro lato del marciapiede sul quale si aprono le porte dell’esercizio. Adesso quelle indicazioni.  Per renderle stabili, secondo DÌ Porzio bisogna riaprire il confronto. «Questo week end i Quartieri Spagnoli erano diventati un suq – sostiene – ma nessun operatore serio e corretto può pensare di mettersi contro ² residenti. Invece è passato il messaggio che ognuno faceva quello che voleva. Chi può deve sistemare nuovi tavoli, ma bisogna evitare che non possa passare un disabile o un carrozzino. La delibera sospesa aveva demandato ai presidenti delle municipalità il compito di vagliare le singole situazioni. Secondome, sarebbe opportuno coinvolgere anche loro nel nuovo tavolo. Altrimenti si rischia di danneggiare proprio chi aveva fatto progetti seri. Faccio un esempio: nella вgnaseeca alcune pizzerie storielle avevano fatto un bei progetto stabilendo anche dei criteri estetici. Ora anche questo è stato fermato». Maccaroni gli fa eco : «Aspettiamo chiarimenti da parte del Comune. In tutta Italia questi problemi non ci sono stati. Noi invece ci dibattiamo tra ordinanze contraddittorie. Spero che il Corn un e norm alizzi la situazione permettendoci di allargare i nostri spazi nel rispetto di regole chiare. Ci aspettiamo che ci lascino lavorare in pace». Perché primaopoi il turismo riprenderà e al lora bisognerà essere pronti ad accogliere chi arriva senza aver trasformato la città nel regno del caos. Infine il presidente di Confesercenti Napoli e Campania, Vincenzo Schiavo: «È assurdo pensare che dei cittadini di Ghiaia, che noi rispettiamo massimamente, possano creare ulteriori svantaggi a quegli imprenditori che nel frattempo avevano già acquistato tavolini, sedie, tovaglie e tutto quantooccorreva per approfittare della possibilità offerta dall’ordinanza delSindaco. È inaccettabile».