Parte a Montecitorio il cantiere sul programma, tappa necessaria lungo la strada per arrivare al
Conte ter. Domani mattina Roberto Fico convoca un tavolo tecnico
composto dai rappresentanti dei gruppi che ha consultato negli
ultimi giorni. Saranno circa una ventina di persone (i
capigruppo piu’ un eventuale tecnico) riunite nella sala della
Lupa di Montecitorio.
Ma resta un clima di incertezza, a partire dalle scelte di
Matteo Renzi che non ha ancora dato il via libera
all’indicazione di Giuseppe Conte come futuro presidente
incaricato. E, a quanto s’apprende, nemmeno domani intende fare
nomi.
Ad ogni modo, qualcosa si muove. Cosi’ al termine del primo
giro delle sue consultazioni, il Presidente della Camera puo’
annunciare davanti alle telecamere che “dagli incontri con le
forze politiche e’ emersa la disponibilita’ comune a procedere su
un confronto sui temi e punti programmatici per raggiungere una
sintesi”. Parole, insomma, di moderato ottimismo verso una
possibile soluzione verso l’incarico a Giuseppe Conte. Si
trattera’ quindi di una riunione allargata: il format prevede
infatti i due capigruppo di ogni partito e la possibilita’ di
farsi affiancare da un tecnico.
Intanto, come previsto, anche gli altri gruppi ‘consultati’ ,
Maie, autonomisti e europeisti, confermano la loro indicazione a
favore di Conte. Ma la tensione attorno alla crisi resta alta.
In mattinata, da registrare una serie di smentite a raffica da
parte di Fico, del Colle e Palazzo Chigi contro altrettante
indiscrezioni giornalistiche. In particolare il Quirinale,
definisce “destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa
oggi su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia
contattato, da quando si e’ aperta la crisi di governo, il
presidente Mario Draghi”.
Un dato che rivela senza dubbio un clima di grande tensione e
incertezza. E in effetti le incognite e i nodi su cui si
attorciglia questa crisi restano tanti: basti pensare che sull’
indicazione del nome del premier, sono d’accordo tutti tranne
che Matteo Renzi. Stessa incertezza sulla stesura del programma.
Su questo punto, si apre un dibattito, non solo nel merito, ma
anche nel metodo. Bruno Tabacci, Presidente di Centro
democratico, ha le idee chiarissime sui limiti di una trattativa
portata avanti da Fico: “Il programma-patto di legislatura dovra’
essere definito con Conte quando sara’ incaricato. Ma poiche’
sappiamo scrivere, abbiamo offerto oggi 5 punti, per dire che
non possiamo giocare al fatto che in fase esplorativa facciamo
un programma e poi decidiamo chi lo realizza”. Secondo questa
linea, nelle prossime ore il compito di Fico e’ solo quello di
raccogliere le richieste dei singoli partiti, farne una sintesi,
magari sminando le questioni piu’ divisive, in modo da istruire,
gia’ nel tavolo di domani, un lavoro preparatorio utile al
premier incaricato.
Intanto il centrodestra insiste nel giudicare ogni ipotesi di
Conte ter una soluzione inadeguata a risolvere i problemi del
paese. Secondo Licia Ronzulli (Fi), non e’ possibile riproporre
“una maggioranza che ha gia’ fallito”. Anche l’ipotesi di
ripartire da un ‘contratto’ scritto viene bocciata dall’azzurro
Giorgio Mule’ : “Pensare di rilanciare l’economia e il piano
vaccinale di un Paese in ginocchio con l’ennesimo patto scritto
sull’acqua che omette il Mes e rinsalda l’ego di alcuni –
osserva – e’ semplicemente pericoloso”.
Sul dopo, intanto, si confermano le divisioni tra chi, come
Silvio Berlusconi, auspica un governo di “alto profilo” e chi,
come Giorgia Meloni insiste sulle urne. Matteo Salvini, che ieri
ha fatto visita a Denis Verdini, per un giorno sembra
abbandonare l’idea di un esecutivo a guida centrodestra per
spingere anche lui a favore del voto anticipato: “Decreti
urgenti su ospedali e vaccini, su riapertura scuole e difesa del
lavoro, sui rimborsi alle imprese e sull’utilizzo dei fondi
europei, e poi subito al Voto! Senza perdere piu’ tempo. Basta –
conclude il leader leghista – con questo squallido e vergognoso
teatrino”.