I parametri di sicurezza, legati a quote di posti letto ospedalieri da riservare ai malati Covid,
sono ormai saltati e gli ospedali sono pericolosamente vicini al
collasso. Il grido d’allarme arriva dalle societa’ scientifiche
dei medici internisti, geriatri e infermieri, che definiscono la
situazione “drammatica” e puntano il dito contro le “fallaci
rassicurazioni” rivolte all’opinione pubblica. Ad oggi, gia’
oltre 1 ricovero su 2 e’ infatti per pazienti Covid e la capacita’
ricettiva dei reparti non puo’ fronteggiare questa rapida
escalation dei numeri.
In tante Regioni – avvertono le Societa’ scientifiche degli
internisti, FADOI e SIMI, dei geriatri, SIGG e SIGOT, e
l’associazione degli infermieri di Medicina interna, ANÌMO – i
tassi di occupazione dei reparti di Area medica sono ormai
superiori al 100%, considerando anche la presenza dei malati non
Covid, che “continuiamo ad assistere, ma le cui possibilita’ di
accesso agli ospedali – affermano – si stanno riducendo”.
Malgrado cio’ , e’ l’atto d’accusa di medici e infermieri, “si
assista ad un’analisi continua dei dati che indirizza l’opinione
pubblica verso fallaci rassicurazioni, portando a sottostimare
il reale grado di saturazione dei posti letto che va ben oltre
il 30 o 40% che viene comunicato”. Infatti la realta’ , rilevano,
“non e’ quella rappresentata e tutti noi viviamo ogni giorno
grandi difficolta’ ad accogliere, curare e trasferire i tanti
malati che giungono ai Pronto soccorso in numero superiore alla
capacita’ ricettiva delle nostre strutture”. Quindi un appello:
“Non e’ di aiuto per nessuno sottovalutare, sminuire, fingere che
la situazione sia quasi normale o che a breve si possa
normalizzare”. Confermano il quadro delineato dai camici bianchi
anche gli ultimi dati dell’Agenzia nazionale per i srvizi
sanitari regionali (Agenas) aggiornati al 10 novembre: il 52%
dei ricoveri nei reparti di area medica degli ospedali riguarda
pazienti Covid, quindi ben oltre la soglia definita ‘critica’
del 40%. A superare questo valore sono 11 regioni. Quanto ai
posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid, toccano
il 37% a livello nazionale, 7 punti oltre la soglia critica del
30%, superata, anche in questo caso, da 11 regioni. Gli ospedali
sono in difficolta’ , sottolinea Walter Ricciardi, consigliere del
ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene
all’universita’ Cattolica, “perche’ in alcune regioni in cui non
si fa assistenza territoriale, le persone hanno solo questo”.
Nelle strutture sanitarie, aggiunge, “l’iter e’ in peggioramento,
ci sono gia’ ospedali che negano assistenza e interventi a
pazienti cardiovascolari o oncologici e contemporaneamente non
riescono ad assistere bene neanche i pazienti Covid”. L’aspetto
“piu’ preoccupante e’ che il personale sanitario non ha piu’ lo
stesso spirito, perche’ e’ stato vilipeso, trattato male. Dopo la
prima fase ‘eroica’ oggi e’ cambiata la situazione. La
conseguenza e’ che molti non sono piu’ disposti ad andare nei
reparti Covid, perche’ li’ si rischia e in tanti hanno perso la
vita”. E la situazione e’ pesantissima anche per gli operatori
del 118, afferma il presidente della Societa’ Italiana Sistema
118 Mario Balzanelli: “La difficolta’ di presa in carico dei
paziento Covid, ma anche degli altri, da parte degli ospedali,
sta producendo un intasamento impressionante delle ambulanze,
che rimangono bloccate in coda davanti agli ospedali nelle citta’
per ore”. E i problemi non mancano, a partire, afferma, “dalla
disponibilita’ di bombole di ossigeno sulle ambulanze, che non
hanno una autonomia di cosi’ tante ore”. Dunque, conclude, “e’
urgente che tendoni di prima accoglienza per i pazienti siano
montati davanti a tutti gli ospedali”.