Caro presidente, sa che da circa una settimana i nostri copricalzari sono stati sostituiti da sacchetti della spazzatura? E sa che nel nostro Covid center non esiste un radiologo di guardia?». Sono due passaggi della lettera aperta che gli anestesisti-rianimatori dell’Ospedale del Mare di Napoli indirizzano al governatore Vincenzo De Luca. In Campania è rivolta dei medici contro «lo sceriffo con il lanciafiamme» dopo che venerdì, nell’ennesimo monologo su Face book, De Luca ha affermato: «C’è una piccola percentuale di farabutti che cerca di non fare il suo dovere evitando i ricoveri in terapia intensiva la sera per poter affrontare in modo più sereno la nottata». Affermazione bollata da Giuseppe Galano, numero uno del 118 in Campania e presidente dall’associazione anestesisti rianimatori ospedalieri. come «assolutamente offensiva per professionisti che stanno rischiando la vita ogni giorno da molti mesi. Per garantire l’adeguata assistenza sanitaria». Ma è praticamente tutta la categoria dei medici a insorgere contro le parole pronunciate dall’ex sindaco di Salerno: dieci sigle sindacali firmano un documento in cui sottolineano che «la pazienza è finita. Quei “farabutti” reggono da anni un sistema sanitario regionale alla canna del gas, a causa di veri farabutti che lo hanno violentato, distrutto e utilizzato come un bancomat». A diventare simbolo del fallimento del sistema sanitario è proprio l’Ospedale del Mare, aperto nel quartiere Ponticelli, periferia est di Napoli, anche a discapito di altri presidi della città chiusi negli ultimi anni. Gli anestesisti-rianimatori raccontano delle difficoltà, di colleghi costretti a turni massacranti per salvare dal Covid i ricoverati e di reparti di urgenza ridotti a catene di montaggio per liberare il prima possibile i posti letto da destinare ad altri pazienti. E cosi lo tsunami contro il governatore parte proprio da quell’ospedale che De Luca ha fortemente voluto e difeso: «Da mesi segnaliamo, anche pervia ufficiale, tutte le carenze strutturali, organizzative e di risorse umane scrivono gli anestesisti rianimatori rivolgendosi in prima persona al governatore – Lo sa che non abbiamo sistemi di monitoraggio avanzato? È consapevole che negli angusti moduli che voi avete acquistato non possono lavorare in sicurezza circa 50 persone per turno senza creare pericolosi assembramenti? Lo sa che molti degli infermieri assegnati alle nostre terapie intensive Covid non hanno alcuna esperienza in area critica? Crede veramente che ognuno di quei 6 moduli possa contenere 16 pazienti, come comunicato al ministero della Salute, quando a stento ne riesce a con tenere la metà? Potremmo continuare a fare la lista delle vostre ma croscopiche mancanze, fino alla fine di questa pandemia, ma preferiamo tornare a lavoro». La conclusione è tagliente quanto amara: «Sceriffo per cortesia, per una volta riponga la pistola nella fondina, e metta giù il cappello di fronte a chi sta facendo sacrifici enormi per non fare affondare la barca.